Il made in Italy rinasce con i cinesi, la Swm sprinta verso le 10mila moto

Il rilancio della storica azienda costruttrice di Briandronno

Swm

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Biandronno (Varese), 1 ottobre 2018 - Swm fino al 2014 era l’acronimo di una marca storica del motociclismo tricolore, i cui fasti, però, erano impolverati nell’archivio dell’enduro anni ’70, quando la categoria era ancora chiamata “regolarità”. Da quattro anni invece la SWM Motorcycles srl è il simbolo di un’eccellenza italiana, che ha convinto un colosso cinese ad investire nel nostro Paese, non per la semplice acquisizione di know how e marchio, ma per una precisa strategia economica. «Shineray Holdings, quando ha deciso d’investire, l’ha fatto con il desiderio di restare qui a Biandronno – racconta Carlo Alberto Rossi, Financial Manager - per loro, infatti, il made in Italy è un vero fattore di business, tanto che in Cina hanno lanciato da due anni un Suv marchiato proprio Swm». Fin da principio la scelta è stata quella di un processo produttivo interamente in mano ad italiani: una scelta che ha ovviamente ricadute importanti, perché ha significato un posto di lavoro per una quarantina di persone nel 2015 quando i modelli erano 5, oggi che il parco moto griffato Swm si è allargato a 10 gli occupati sono 80. «A Biandronno – aggiunge il manager – viene disegnato, progettato o assemblato tutto quello che dà vita alle nostre moto, il processo è quindi stato sempre basato sull’italianità e col tempo anche la componentistica installata sui nostri modelli ha visto sparire sempre più marchi stranieri». Ed i numeri sono dalla parte della Swm, un’azienda in costante crescita con 4mila moto vendute nel 2017. I dati di quest’anno proiettano invece verso le 6mila, trampolino ambizioso per puntare ai 10mila esemplari nel 2019. 

Dati realizzabili, grazie all’ascolto costante delle richieste del mercato e all’ampliarsi delle frontiere superate dai modelli prodotti nello stabilimento di Biandronno. Solo nelle scorse settimane per esempio sono stati inviati i primi modelli che sbarcheranno in Stati Uniti e Canada. «Arrivando fino alla Nuova Caledonia possiamo dire che le nostre moto hanno una distribuzione planetaria – spiega il direttore commerciale Gianluca Zanelotto –. Diciamo che ogni mercato ha le proprie richieste e noi cerchiamo di soddisfare tutti. Passiamo dalla buona resa che hanno in Spagna i nostri off road o Motard, alle molte 125 che esportiamo in Germania. In Inghilterra invece amano molto le “classiche”». E quanto del fatturato di Swm arriva dal mercato nazionale? «Ci attestiamo intorno al 25% dei nostri esemplari venduti». Dietro il rilancio del marchio, però, c’è anche molta storia. 

«Il territorio di Varese – spiega il responsabile marketing Ennio Marchesin - resta legatissimo al settore delle moto, qui a 12 km di distanza abbiamo due produttori. Un concentrato così forte, in uno spazio ristretto, che non troviamo da nessun’altra parte al mondo. Senza considerare tutte le aziende locali che vivono dell’indotto di questo settore e che sono leader nel mondo nei rispettivi settori. Ecco perché una moto che nasce qui ha un valore aggiunto, calza quindi a pennello lo slogan coniato insieme alla Camera di Commercio: Varese terra di moto». Da poco lanciato sul mercato il modello “Gran Milano Outlaw” la casa lombarda svelerà la sua proposta “naked” all’Eicma del prossimo novembre. «Sarà un traguardo importantissimo – commenta pensando al futuro Marchesin – la nostra produzione di moto infatti potrà guardare con fiducia all’arrivo di quel grande distributore che ci permetterà di fare un ulteriore salto di qualità. Sarà la certificazione di quanto interessante sia il nostro business». Swm è, quindi, la prova che investendo su progetti italiani i colossi stranieri possono guadagnare e fare pure del bene al territorio.