Saronno, violenza sessuale su una 16enne: test Dna sugli abiti

Gli indumenti indossati dalla vittima all’esame del Ris

Rilievi in stazione a Saronno

Rilievi in stazione a Saronno

Saronno (Varese), 29 settembre 2018 - Dna, fotogrammi, un nome in banca dati. Su questo si stanno concentrando le indagini dei carabinieri di Varese, per risalire all’autore della brutale aggressione sessuale ai danni di una 16enne, verificatasi domenica pomeriggio in un sottopasso della stazione di Saronno Sud. Con i militari della compagnia cittadina e i colleghi del Nucleo Investigativo di Varese, all’inchiesta lavorano i carabinieri dei Ris di Parma. Non sarà un caso semplice da risolvere, quello della violenza sessuale ai danni di una studentessa avvenuto quasi una settimana fa, sul finire di una domenica come tante in cui la giovanissima aveva trascorso qualche ora con gli amici, prima di tornare a casa sua. Ogni dettaglio, ogni possibile prova, sono però già al vaglio degli inquirenti. La maglietta e i jeans che la sedicenne portava il giorno dell’aggressione, potrebbero restituire agli inquirenti il profilo genetico del predatore sessuale. 

I carabinieri hanno repertato gli indumenti quando la giovane è arrivata in ospedale, dopo essere ovviamente stati nel punto indicato dalla ragazzina come quello in cui sarebbe stata costretta a subire atti sessuali e averlo esaminato metro dopo metro. Saranno i tecnici militari dei Ris, ricevuto tutto il materiale, ad andare a caccia di una traccia utile a identificare l’uomo, il trentenne (forse più anziano, ma per la ragazza non è stato semplice riuscire a fornire un’età di cui fosse certa) che, dopo aver probabilmente seguito l’adolescente sul treno che la stava riportando a casa, l’ha costretta a seguirlo minacciando di avere un coltello in tasca che non avrebbe esitato a utilizzare se lei si fosse opposta. Mentre i militari setacciano reperti e immagini delle telecamere di videosorveglianza, già sequestrate, la giovane vittima è stata ascoltata in audizione protetta. Ha dovuto ripercorrere il suo dramma, assistita da una psicologa, per fornire agli investigatori quanti più dettagli utili alle indagini. La sua descrizione dell’aggressore; fattezze, accento, abiti indossati, è stata indispensabile per redarre un identikit. Ora l’inchiesta prosegue in attesa di ottenere i risultati del test del Dna.