
Busto Arsizio, nei diari di Castiglioni l’orrore della deportazione. Sopravvisse a Flossenburg superando la “marcia della morte” .
Da quel 19 gennaio 1945 sono trascorsi ottant’anni. Quel giorno ha cambiato la vita di Angioletto Castiglioni, per decenni nella sua città, Busto Arsizio, testimone dell’orrore dei lager nazisti ed esempio di impegno civile nell’educazione dei giovani alla pace. Castiglioni, 21 anni, giovane partigiano è stato arrestato l’11 dicembre 1944 nella fabbrica dove lavora, la Metallurgica Marcora, torturato dai fascisti alle Scuole De Amicis, viene incarcerato prima a Monza e poi a San Vittore. Dal carcere milanese il trasferimento al campo di concentramento di Bolzano: da qui, 19 gennaio 1945, parte il viaggio verso l’orrore di 400 deportati, tra i quali Castiglioni, non conoscono la destinazione, il lager di Flossenburg.
Solo pochi giorni dopo, il 27 gennaio, saranno aperti i cancelli di Auschwitz, il campo di sterminio liberato dai soldati russi, la scoperta terribile delle camere a gas e dei forni crematori, ma nell’ Italia occupata fino al mese di marzo sui binari continueranno a viaggiare i trasporti di ebrei e politici, oppositori di nazismo e fascismo, verso i lager. Tra questi i vagoni piombati che il 19 gennaio 1945 partono da Bolzano. I deportati hanno lasciato il campo sotto la neve, scrive Carlo Greppi nel suo libro “L’ultimo treno” (Donzelli) "È forse il trasporto più terribile della deportazione politica dall’Italia partito da Bolzano e arrivato a Flossenburg".
Angioletto Castiglioni ricorda nel suo Diario il viaggio, "Sul carro-bestiame comincia la nostra disumanizzazione, voluta dalla follia nazista, gli anziani cominciano a debilitarsi, manca il cibo, manca l’acqua, per i bisogni corporali un po’ di segatura nell’angolo, il fetore comincia a diventare insopportabile". Sul carro piombato il viaggio si fa sempre più allucinante, è una lotta per la sopravvivenza. Prosegue il Diario "Molti piangono, si disperano, urlano, non ce la fanno più, ma tra di noi c’è Augusto Cesana, è un papà, di Carate Brianza, a casa ha lasciato i suoi figli, e come un papà cerca di comportarsi con noi, che siamo giovani. Ci chiede i nostri nomi, ci invita a non dimenticarli, ce li fa ripetere durante il viaggio. Al momento non capiamo ma quell’esercizio voluto da papà Cesana sarebbe poi stato importante per noi sopravvissuti a ricordare i nostri compagni che non sono usciti vivi da Flossenburg".
Papà Cesana è un uomo di fede, fa pregare i giovani sul carro–bestiame e lo farà finché riuscirà anche in baracca. Papà Cesana non è tornato dal lager, Castiglioni lo ha sempre ricordato nei suoi incontri con i giovani nelle scuole. Il 23 gennaio il convoglio partito da Bolzano arriva a Flossenburg, "il viaggio ha già operato una prima selezione – ricorda Castiglioni nelle sue memorie –, i più deboli tra gli anziani sono morti, noi ancora vivi veniamo fatti scendere, le sentinelle naziste gridano, bisogna incolonnarsi, fare in fretta, ci colpiscono con calci e pugni". In colonna dopo alcuni km raggiungono la destinazione: il lager di Flossenburg, l’incontro con l’inferno.
Castiglioni affronterà anche la “marcia della morte”, ferito alla testa, non più in grado di camminare, sarà salvato da Gianfranco Mariconti e Vito Arbore, i suoi “fratelli di lager”, incontrati sul carro piombato partito da Bolzano. Si ritroveranno dopo ventidue anni, amici per tutta la vita, uniti nella promessa di non dimenticare mai i compagni sterminati nel lager. Ad Angioletto Castiglioni, matricola 43549 di Flossenburg, cittadino benemerito di Busto Arsizio, è intitolata la Sala consiliare e lo spazio antistante il Tempio Civico di San’Anna, grazie alla sua dedizione, da oltre 30 anni centro di educazione permanente alla pace.