Morti sospette in corsia: "Cazzaniga era cortese, ci chiedeva se volevamo un sacerdote"

Processo al medico "killer": in aula le parti civili

Al centro Luca Rossoni, nipote di un anziano morto in circostanze sospette

Al centro Luca Rossoni, nipote di un anziano morto in circostanze sospette

Busto Arsizio, 10 novembre 2018 -  Leonardo Cazzaniga che si preoccupa di chiamare un prete per ricoverati morenti. In una occasione è lui ad avvertire il nipote che il nonno è mancato. La testimonianza di un medico che si dice “allibito” per i sovradosaggi di farmaci. Davanti alla Corte d’assise sfilano parti civili e loro testimoni nel processo a Leonardo Cazzaniga, ex aiuto primario del pronto soccorso di Saronno, accusato di undici omicidi in corsia. È commossa la deposizione di Luca Rossoni, nipote di Pietro Oliva, morto a 84 anni il 7 novembre 2010. Bimbo affidato ai nonni materni. Rapporto sempre più stretto con Pietro, nonno-padre. «È sempre stato - dice Luca rispondendo al suo legale, Isabel Mosca - la mia figura di riferimento. Mi ha insegnato i valori. Ci sostenevamo a vicenda». Oliva è malato di tumore ai polmoni, ma nulla farebbe presagire la fine imminente. «Erano le due e cinque di notte. Ero in auto con la mia compagna. Mi ha telefonato il dottor Cazzaniga. Mi ha detto che gli avevano dato la morfina, non aveva sofferto. Per anni sono stato tormentato dal rimorso, come un figlio che non era stato al capezzale del padre».

Bruno Devoti è il figlio adottivo e unico di Antonietta Balzarotti, di Saronno, deceduta il 6 agosto 2011. Al momento del ricovero la donna è lucida. «Dopo un po’ Cazzaniga mi ha richiamato: stava peggiorando. Mi ha chiesto se ero cattolico e se gradivo la presenza di un sacerdote. Sono credente. Ero meravigliato, fino a poco prima mia madre stava bene. Cazzaniga mi ha detto, con molta gentilezza, che avrebbero cercato un sacerdote per l’estrema unzione. Ero vicino a mia madre, le accarezzavo le mani. Mi hanno fatto uscire. Cazzaniga è rimasto. Ho visto mia madre passare su un lettino, col telo sul viso». Le domande dell’avvocato Fabio Gualdi aiutano la moglie Angela e le figlie Patrizia e Loredana a ricostruire la fine di Angelo Lauria, di Rovello Porro. Muore, a 69 anni, il 9 aprile 2013. Malato oncologico, gli è stata trovata acqua nei polmoni. La prognosi è una settimana di vita.

«Mia madre - dice Patrizia - uscendo dall’ambulatorio aveva sentito Cazzaniga dire “Mettetegli una flebo qualsiasi’ Era rimasta colpita”. Vengono informati che il congiunto è stato messo in coma farmacologico. «Dopo 10 o 15 minuti è ricomparso Cazzaniga. “Se volete potete venire a salutarlo”. Salutarlo? Ma come? Papà non c’era più, era morto. Cazzaniga era seduto alla scrivania. Ci ha chiesto, molto gentilmente, se volevamo un prete». Roberto Ceriani, chirurgo all’ospedale di Garbagnate, conosce Andrea Duranti, figlio di Virginia Moneta, di Saronno, morta a 91 anni il 17 marzo 2013. Questi gli mostra le carte del ricovero della madre. «Si parlava di sospetta embolia polmonare. Secondo me no. Era cosciente. I parametri erano buoni. E allora che bisogno c’era di somministrare 20 milligrammi di morfina e poi 45 di Midazolam?». Nuova udienza lunedì. Il dibattimento verrà sospeso fino a gennaio per acquisire le trascrizioni delle intercettazioni.