Giovani e Covid: a Varese preoccupati ma resilienti

Una ricerca dell’Università Insubria fotografa la fascia d’età tra i 18 e i 30 anni. Ansia soprattutto per le prospettive lavorative. Eros Ramazzotti dà un contributo al sondaggio

Eros Ramazzotti ha messo le sue pagine Facebook a disposizione dell’ateneo

Eros Ramazzotti ha messo le sue pagine Facebook a disposizione dell’ateneo

Varese, 3 dicembre 2020 - Pessimismo per il futuro, ma anche una grande capacità di adattarsi ai cambiamenti: così i giovani italiani stanno vivendo l’emergenza coronavirus. Una fotografia che esce da un sondaggio che ha coinvolto 8.900 persone tra i 18 e i 30 anni provenienti da tutt’Italia. A condurre lo studio, intitolato “Covid Generation”, sono stati altri giovani, gli studenti dell’Università dell’Insubria: 201 iscritti al corso di Scienze della comunicazione. L’attività di ricerca, per cui gli studenti si sono organizzati in 15 gruppi di lavoro, si è avvalsa anche della collaborazione del cantautore Eros Ramazzotti, che ha messo a disposizione le proprie pagine social per promuovere l’iniziativa. "I giovani sono un esempio molto importante per il nostro futuro", ha commentato l’artista.

Al questionario , che è stato condiviso online, hanno risposto in modo particolare i giovani tra i 18 e i 25 anni, e il 77,8% delle adesioni è stato da parte della componente femminile. Il 75,1% del campione risiede al nord, il 10,1% al centro e il 14,8% al sud. Dall’indagine emerge che il 57% dei giovani ha vissuto il Covid con angoscia e preoccupazione, pur manifestando un notevole spirito di adattamento alla realtà (40%). Il 15% degli interpellati si dichiara danneggiato dal coronavirus: il 6% ha perso il posto di lavoro, il 5% rischia di perderlo e il 4% è in cassa integrazione. Il giudizio sulla risposta sanitaria all’emergenza è positivo: la maggior parte dei giovani si dice soddisfatta del servizio prestato dagli ospedali e dal medico di base, un po’ meno per quanto riguarda il lavoro svolto dalle Ats. Promossi anche i provvedimenti introdotti da Governo, Regioni e Comuni, con un apprezzamento più alto per questi ultimi. Il 64% dei ragazzi si mostra favorevole al vaccino anti-Covid, e solo il 6% manifesta contrarietà, mentre il 29,5% non si ritiene abbastanza informato per poter rispondere.

Quindi le abitudini che sono mutate con la pandemia: il 78,8% dei giovani è favorevole allo smart working, mentre per quanto riguarda la vita universitaria il 38% dice di preferire le lezioni in presenza e il 24% gradirebbe lezioni in aula ed esami in modalità smart. In merito al futuro si registrano punte alte di pessimismo: 84 giovani su 100 pensano che i livelli occupazionali peggioreranno, mentre solo l’1,8% ritiene possibile un miglioramento. Il 63% del campione dichiara di volersi adeguare al mercato del lavoro, mentre il 13,2% è propenso a trasferirsi all’estero. Ad analizzare la ricerca il docente dell’Insubria Franz Foti, che ha coordinato gli studenti. "Le risposte al questionario tracciano uno spaccato giovanile orientato all’adattamento, attento alla realtà economica, ambientale e sociale, ma pervaso da preoccupazione e da un significativo scetticismo".