Foreign fighter varesino morto in Ucraina: cerimonia d’addio a Bedero Valcuvia

Rientrata da Kiev la salma di Giorgio Galli, il giovane che aveva scelto di combattere contro l’esercito di Putin

Bedero Valcuvia (Varese) - A più di due mesi dalla morte rientra in Italia la salma di Benjamin Giorgio Galli, il foreign fighter 27enne italo-olandese che a marzo si era unito alle brigate internazionali per combattere contro i russi, morto lo scorso 18 settembre in Ucraina.

I genitori, Mirjam Van Der Plas e Gabriel Galli, hanno organizzato per mercoledì 30 novembre una cerimonia a Bedero Valcuvia, il paese dove il giovane aveva vissuto per alcuni anni con la famiglia. Cerimonia che, ha reso noto la famiglia, si terrà dalle 13.30 alle 15.30 in piazza Vittorio Veneto, per dare l’ultimo saluto a Benjamin, di religione ebraica. Poi la salma verrà portata nella cappella di famiglia ad Abbiate Guazzone, frazione di Tradate. L’atto finale di un percorso lungo e complesso, anche con scogli burocratici da superare, per portare il feretro dall’Ucraina all’Italia.

A Kiev si era tenuta a settembre una prima cerimonia, con le autorità militari e civili ucraine che hanno reso omaggio al 27enne. Nelle settimane successive il feretro è stato portato via terra nei Paesi Bassi, a Winterswijk, città olandese di 30mila abitanti al confine con la Germania dove risiedeva la famiglia. Infine è stato sbloccato l’Iter per trasferire la salma nel Varesotto. I genitori, assistiti dall’avvocato Piero Porciani, si stanno muovendo per "aprire una fondazione con il nome di Benjamin" per sostenere l’Ucraina. Tre anni fa Benjamin, che ha frequentato il centro di formazione professionale Enaip di Varese, aveva lasciato l’Italia per trasferirsi in Olanda dai genitori, dopo aver trovato lavoro in una ditta. Tornava spesso nel Varesotto, dove vive la sorella Anna Victoria, 26 anni. Il fratello minore, David Pietro, 21 anni, abita invece nei Paesi Bassi.

"Ben – avevano raccontato i genitori dopo la morte – amava la pace ma combatteva contro le ingiustizie, e noi abbiamo condiviso la sua scelta di vita. Non era un mercenario, ma un volontario. Quando ci ha detto che voleva partire per l’Ucraina gli abbiamo prestato 500 euro per il viaggio, altrimenti sarebbe andato a piedi". Ricordano le ultime parole prima di andare alla stazione: "Non accompagnatemi, perché se no piango". Dall’Olanda il 27enne ha raggiunto la Polonia e poi il fronte ucraino, dove è stato inquadrato nelle brigate composte da foreign fighter e ha perso la vita combattendo contro l’esercito russo.