Varese, sigilli alla Quiete: "Ma noi non ce ne andiamo"

I dipendenti della clinica increduli: il tribunale respinge l’offerta salva-posti

La protesta dei lavoratori

La protesta dei lavoratori

Varese, 13 maggio 2017 - Ultimo accesso dell’ufficiale giudiziario a La Quiete: clinica vuota, sigilli su due piani, struttura di fatto non più in attività. Unica concessione: una deroga sino al 30 maggio per “spegnere” i macchinari medici presenti, già messi in sicurezza ieri mattina. Lavoratori in lacrime ma motivati «a resistere - spiegano i rappresentanti sindacali Cgil, Cinzia Bianchi e Davide Farano -: una resistenza passiva e pacifica, da qui noi non ce ne andiamo». Nel salone che nei mesi ha ospitato le assemblee sindacali per decidere come salvare una struttura sanitaria perfettamente funzionante, considerata un’eccellenza di cui Varese ha assoluta necessità, e sessanta posti di lavoro, ieri i dipendenti cantavano Bella Ciao.

La doccia fredda, per i lavoratori, è arrivata intorno alle 11: «Il tribunale - spiega Bianchi - ha rifiutato un’offerta d’acquisto da 7 milioni e mezzo. Anticipata giovedì alle 18.22 con Pec e formalizzata questa mattina (ieri, ndr). È di due cooperative emiliane che hanno garantito la continuità aziendale, quindi i posti di lavoro sarebbero stati al sicuro, il versamento di 30mila euro mensile per il pagamento dell’affitto al fallimento, sino a quando la questione non sarà definita, e il versamento di una congrua caparra». L’offerta avrebbe salvato la situazione. Avrebbe salvato la clinica. Il tribunale ha detto no.

«Perché?» è la domanda che ieri più volte hanno ripetuto i lavoratori. La comunicazione del giudice fallimentare è in 12 righe «nelle quali - spiega Bianchi - non viene fornita alcuna spiegazione sulle ragioni del no. Motivazioni che, a questo punto, non possono avere natura economica. La base d’asta era di 8 milioni La clinica ha un valore sociale inestimabile. A questo punto vogliamo delle risposte chiare».

I lavoratori non hanno comunque alcuna intenzione di arrendersi. «Da qui non ce ne andiamo - spiegano - e vogliamo risposte chiare. Perché rifiutare quell’offerta? E poi perché sfrattarci adesso, ora che ci sono i soldi, acquirenti concreti: qui si rischia di vedere scomparire una clinica che ha un secolo di storia, per fare posto magari a villette». In questi 18 giorni i lavoratori promuoveranno iniziative per tenere alta l’attenzione sul caso Quiete. E insisteranno nel chiedere spiegazioni: «anche organizzando presidi davanti al tribunale di Varese».