Amarcord a Busto Arsizio, il profumo della colonia

Due ex docenti ricostruiscono la vicenda delle strutture di Alassio e Aprica, fra testimonianze degli ex villeggianti e cimeli d’antan

Antonella Rabolini ed Ernesto Speroni

Antonella Rabolini ed Ernesto Speroni

Busto Arsizio (Varese), 12 gennaio 2020 - Per migliaia di bustocchi nei decenni passati la vacanza era “in colonia”. La città possiede due strutture, ad Alassio e all’Aprica, una storia cominciata negli anni ’50 ricostruito da Antonella Rabolini ed Ernesto Speroni, docenti in pensione, coordinatori del laboratorio di storia del ‘900 “Riccardo Techel” all’istituto Bossi. Un lavoro cominciato per caso. "Qualche tempo fa – raccontano Rabolini e Speroni – abbiamo trovato nell’archivio delle scuola Tommaseo un registro che riguardava lezioni invernali alla colonia di Alassio. Quella scoperta ci ha incuriositi, volevamo saperne di più di quella “scuola” trasferita al mare".

La pubblicazione “In colonia ieri e oggi” ha una parte dedicata alla storia delle strutture e una parte ai ricordi di chi visse quelle vacanze. "La storia è importante per conoscere come nacquero quei progetti finanziati da grandi famiglie di imprenditori; i Borri per Alassio, i Comerio per l’Aprica – spiegano i due docenti - C’era da parte loro grande attenzione al sociale, e quelle colonie furono realizzate proprio per aiutare le famiglie: i genitori lavoravano, i figli potevano trascorrere un periodo di vacanza, al mare o in montagna, in colonia, esperienza che continuava quella educativa vissuta a scuola". Il valore del rispetto e della disciplina ricorrono nelle testimonianze fino a oggi raccolte dai due ricercatori. "Nei racconti - fanno rilevare - sono presenza costante la nostalgia e il ricordo dell’esperienza di disciplina, in tanti non hanno dimenticato accanto al profumo della minestra, il suono del fischietto che richiamava all’ordine o a raccolta quando era il momento del bagno in mare, che a detta dei bustocchi, durava troppo poco, dieci minuti. Il contributo dei testimoni è stato per importante per capire il valore di queste iniziative sociali che rappresentavano un grande cambiamento rispetto ai decenni precedenti quando la città già possedeva strutture per soggiorni climatici; sempre in Liguria, a Loano e a Porto Maurizio, ma si chiamavano “ospizi marini” che accoglievano bambini con problemi di salute ma anche piccoli austriaci, Paese sconfitto nella prima guerra mondiale, un gesto di superamento del clima postbellico".

Dopo gli “ospizi marini” e la parentesi della dittatura fascista che vede la realizzazione della “colonia elioterapica”, il salto di qualità arriva nei primi anni ’50, grazie all’impegno di alcuni imprenditori: nel ’53 viene inaugurata ad Alassio la colonia Sorriso di bimbi, all’Aprica la struttura montana viene aperta nel ’65, entrambe donate al Comune. "È un cambiamento epocale – dicono Rabolini e Speroni – si passa con la colonia all’educazione e all’assistenza per tutti i bambini, un aiuto importante offerto alle famiglie dei lavoratori". I due ricercatori hanno raccolto documenti dagli archivi comunale e privato, fotografie e testimonianze delle “vacanze in colonia”, addirittura è arrivata una valigia (era verde per le bambine, marrone per i bambini), all’interno ancora conservato l’elenco di ciò che era richiesto per la vacanza. Il lavoro non è concluso. Completeranno la raccolta le testimonianze dei bambini che saranno ospiti della Colonia montana all’Aprica.