MICHELE MEZZANZANICA
Cronaca

Varese, Leoni pronto a tornare in campo: "I veri leghisti esistono ancora"

Il fondatore della sezione chiede l’azzeramento dei vertici dopo la sconfitta elettorale di domenica

Giuseppe Leoni insieme a un giovane Roberto Maroni

Varese, 22 giugno 2016 - "Con un candidato leghista avremmo vinto". Non ha dubbi Giuseppe Leoni, lo storico fondatore della sezione cittadina della Lega Nord (era il 30 settembre 1985), sezione che non ha mai abbandonato nonostante il disimpegno dall’attività politica di primo piano. "Ma sono sempre stato e sono tuttora un militante, non ho mai mancato di rinnovare la tessera", rivendica con forza. E oggi, a 69 anni, è pronto a impegnarsi nuovamente in prima persona per rimettere in piedi un Alberto da Giussano finito in ginocchio. "La Lega Nord ha perso Varese perché non ha presentato un suo uomo - dice - a Gallarate il candidato era un militante ed è diventato sindaco. Il voto varesino non è stato antileghista, tutt’altro: i nostri elettori sono rimasti a casa perché non abbiamo scelto un candidato che sentissero loro. Dobbiamo ripartire dai leghisti, quelli veri, perché esistono ancora e sono tanti".

Leoni ne ha per tutti, dal segretario federale ai dirigenti della sezione cittadina. "Salvini vuole le ruspe - attacca - ma le ruspe vanno a dieci all'ora e servono a demolire, in politica invece occorre andare a duemila allora e costruire. Alla fine la ruspa ha demolito Varese che invece era un baluardo da difendere. Quella di domenica è stata una brutta giornata per Varese e di fronte a certe sconfitte le persone serie danno le dimissioni, spero i dirigenti cittadini lo facciano e se non lo fanno che i militanti li costringano a darle".

Azzerare per ripartire, insomma. Ma da dove? "Dal federalismo, che non c’entra nulla con il nazionalismo e il fascismo - spiega Leoni - anzi, ne è l’esatto contrario. Cosa c’entrano Casa Pound o Marine Le Pen con la Lega Nord? Il federalismo porta alla pace, il nazionalismo alla guerra: guardiamo a quello che è successo in Gran Bretagna, mi pare che stiamo ritornando alla fine dell’800 e sappiamo tutti a cosa ha poi portato quel clima, alle due guerre mondiali. Dopo Fassa, Fumagalli e Fontana la “O” di Orrigoni non ha funzionato, serve la quarta “F”: federalismo, appunto". Anche Umberto Bossi, che ieri ha rotto il silenzio sul post elezioni, è molto critico su come è stata gestita la partita elettorale a Varese: "Prima hanno candidato una persona (Stefano Malerba, ndr), poi l’hanno scaricata e questa ha corso da sola e al ballottaggio ha sostenuto il Partito democratico. Sono stati fatti troppi errori, la sconfitta era annunciata".

Più pacato Attilio Fontana, l’ultimo sindaco leghista di Varese, che ha una lettura molto diversa della sconfitta. "Purtroppo il doppio turno, storicamente, penalizza il centrodestra più del centrosinistra - dice - e non si è mai visto un appuntamento elettorale al 19 giugno. Non credo che con un leghista doc sarebbe cambiato molto, Paolo Orrigoni era un ottimo candidato e prova ne è il fatto che al primo turno eravamo in vantaggio di cinque punti: se tutti i nostri elettori fossero venuti a votare anche al ballottaggio, avremmo vinto".