Sono salite di oltre il 4% le quotazioni del greggio sui mercati asiatici, con gli investitori che guardano ad un ulteriore inasprimento del conflitto in Medio Oriente, e la possibile chiusura dello Stretto di Hormuz - che collega il Golfo Persico con l'oceano indiano, dal quale transita oltre il 20% del petrolio a livello mondiale.
I prezzi sono schizzati nei primi scambi lunedì, dopo la decisione degli Stati Uniti di sostenere Israele con il bombardamento dei siti nucleari iraniani. Il Brent sul mercato di Londra, e il principale contratto statunitense WTI in poco tempo hanno raggiunto i massimi livelli da gennaio, per poi ridurre i guadagni, rispettivamente del 2,4%, a 77,50 dollari al barile, e del 2,5%, poco sotto i 76 dollari.
Dall'inizio del conflitto, il 13 giugno, il Brent ha registrato un aumento del 13% mentre il WTI ha consolidato i guadagni di circa il 10%.