Pantigliate, Daniele Potenzoni scomparso in gita a Roma: nessun colpevole

Autistico, si perse nel metrò nel 2015. Assoluzione per l’infermiere che lo aveva in affidamento

Francesco Potenzoni, papà di Daniele

Francesco Potenzoni, papà di Daniele

Pantigliate (Milano), 19 dicembre 2018 - Prosciolto perché il fatto non costituisce reato. Si è concluso così in primo grado il processo nei confronti di Massimiliano Sfondrini, l’infermiere accusato di abbandono di incapace quando Daniele Potenzoni, il 38enne autistico che stava accompagnando in udienza dal Papa, fu perso nella fermata della metropolitana di Roma Termini. Era la mattina del 10 giugno 2015. Da allora la storia di Daniele ha tenuto in sospeso tutta l’Italia, persino il capitano della Roma Francesco Totti aveva lanciato un appello chiedendo a tutti di collaborare.

Nonostante le ricerche incessanti e i presunti avvistamenti, a oggi di Daniele si sono perse le tracce e il ragazzo sembra stato inghiottito da un buco nero. Parallelamente al dramma umano del giovane disabile e della sua famiglia, le aule del tribunale si sono aperte per Massimiliano Sfondrini, il 45enne infermiere professionale dell’ospedale di Melegnano a cui Daniele era stato affidato, quando la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Vincenzo Barba è stata accolta dal gup Elvira Tamburelli. Un processo laborioso che si è concluso ieri sera dinanzi al giudice Luca Comand, della sesta sezione penale, dopo un lungo e complesso dibattimento.

Al termine della requisitoria del pm e dopo le arringhe delle parti civili e dei difensori, il trionfo della difesa, rappresentata in aula dalle avvocatesse Irene Vinci ed Elena Fachechi, dello studio legale dell’avvocato Paolo Vinci. «La difesa del mio assistito – ha dichiarato il professor Vinci - ha puntato molto sulla assenza del dolo, elemento psicologico del reato. La sentenza è giunta dopo circa trenta minuti di Camera di consiglio. Evidentemente, il giudice si era fatto un chiaro e netto convincimento sin dal termine delle arringhe difensive». In altri termini, anche se le motivazioni potranno essere lette fra 90 giorni, i giudici hanno ritenuto l’infermiere di Lodi non responsabile in quanto sarebbe mancata l’intenzionalità di compiere un gesto criminoso. «E' la fine di un incubo», ha dichiarato Massimilano Sfondrini visibilmente commosso. «Sono veramente dispiaciuto per Daniele ma la sua scomparsa non è dipesa da me».

Un incubo che, invece, per Francesco Potenzoni, il papà di Daniele, sembra non avere fine. «Una sentenza squallida», ha dichiarato a caldo. «Ricorrerò in appello, non mi darò pace fino a quando giustizia non sarà fatta. Qui si rischia di fare passare un precedente molto pericoloso, dove la negligenza non costituisce colpa. Io ho affidato mio figlio a quell’uomo, avrebbe dovuto averne cura. Fino a che avrò voce continuerò la mia battaglia in difesa non solo dei diritti di mio figlio ma anche dei cittadini più fragili, quegli invalidi che troppo spesso vengono abbandonati a loro stessi».