GIULIO
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(S)punti di vista. Elliott e Redbird restituite il Milan ai milanisti veri

Mola Dopo l’ultima figuraccia contro il Bologna, il tifoso del Milan è rassegnato. Non deluso, neppure arrabbiato o altro. È...

Mola Dopo l’ultima figuraccia contro il Bologna, il tifoso del Milan è rassegnato. Non deluso, neppure arrabbiato o altro. È...

Mola Dopo l’ultima figuraccia contro il Bologna, il tifoso del Milan è rassegnato. Non deluso, neppure arrabbiato o altro. È...

Mola

Dopo l’ultima figuraccia contro il Bologna, il tifoso del Milan è rassegnato. Non deluso, neppure arrabbiato o altro. È semplicemente rassegnato. E anche un tantino terrorizzato. Perché davanti al popolo rossonero, paziente e innamoratissimo dei propri colori, c’è un tunnel talmente buio che non si sa quanto possa durare. E soprattutto c’è una mediocrità gestionale e una mancanza del senso di appartenenza imbarazzanti.

Al di là delle lacune tecniche e del valore (indiscutibile) degli avversari, la finale dell’Olimpico ha fotografato in novanta minuti l’intera stagione del Diavolo e tutte quelle mancanze che hanno portato al fallimento sportivo (con pesanti conseguenze anche a livello economico): il Milan è senza cuore e senza orgoglio, la squadra rispecchia la società che l’ha costruita, ancor di più la proprietà da cui, nella più assoluta indifferenza, è stata abbandonata. Persino indispettito (il club) ascoltando le verità snocciolate da icone quali Maldini prima, Leonardo poi e Boban da ultimo. Loro sì che hanno a cuore il Milan. Perché sono la storia del Milan.

Bisogna voltare pagina e ricostruire, vero. E individuare i responsabili del fallimento. Ma qui c’è da essere chiari: il problema principale non è la dirigenza (spaccata da mesi), non è più l’allenatore (tre in un anno, evidentemente non sono gli unici colpevoli) e non sono neppure i calciatori (che un briciolo di attaccamento alla maglia dovrebbero comunque dimostrarlo). Il problema vero è l’asse Elliott-Redbird, ovvero coloro i quali gestiscono con strategia low cost e senza passione quella che non è solo una squadra di calcio, ma la storia di una città e di una tifoseria. Del resto Cardinale (cui Gordon presta i soldi) è un proprietario “fantasma“ che ciclicamente continua a ripetere ai “cortigiani“ (e dunque senza contraddittorio) che lui deve rispondere agli investitori (che vogliono andare in Champions e incassare) e non ai tifosi (desiderosi di vincere). Perché i fondi funzionano così. Questa volta gli è andata malissimo su tutti i fronti.

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