
"Sì all’Arena, ma piena"
È diventata uno dei volti del progetto “My Kick Off in Usa“ di Fondazione Agnelli e College Life Italia, che permette di avere una borsa di studio per calciatori e calciatrici di talento. Ma soprattutto, Regina Baresi è uno dei simboli del calcio femminile in Italia, ex capitana dell’Inter e influencer con tanti progetti nel mondo social e tv.
Avrebbe colto questa opportunità del progetto di College Life, da giovanissima?
"Ci avrei pensato, è già importante sapere che c’è. Sta poi ai ragazzi sfruttarla o meno ma già sapere che c’è chi si occupa di studio-lavoro negli Stati Uniti è importante".
Ha vissuto due anni in Francia, ora è tornata in Italia. Che differenze ha visto tra il nostro calcio femminile e il loro?
"Lì ci sono Paris Saint-Germain e Lione che sono squadre di extraterrestri, non sono paragonabili a noi. Le altre sono ad ottimo livello fisico e di velocità di gioco. Allo stadio si vedevano molte più persone che non erano parenti o amici delle giocatrici, andavano proprio per vedere la partita. Sotto questo aspetto sono molto più avanti come approccio al calcio femminile anche di persone che non appartengono per forza all’ambiente o che tifano per lo stesso club al maschile e vengono per quello. Ho visto famiglie, bambini, ragazzini scegliere di passare la domenica alla partita".
L’Inter all’Arena Brera è un bel segnale in questo senso?
"Già il Breda di Sesto San Giovanni, dove hanno giocato finora le ragazze, è un bello stadio con un bel campo. L’Arena però è un simbolo di Milano, fa piacere, ma non sarà bello vederla con gli spalti vuoti. Per le ragazze è un bell’ambiente, ma è molto grande e dispersiva. Io ci ho giocato anni fa contro il Milan Ladies, quando ancora non eravamo affiliate all’Inter maschile. Ci fosse più gente a vedere le gare sarebbe meglio".
Il passaggio al professionismo, arrivato dopo il suo ritiro dall’attività agonistica, le ha dato qualche rammarico in tal senso?
"Il mio ragionamento non è tanto riguardo alla mia situazione personale. Mi viene più che altro da pensare che il professionismo sarebbe potuto arrivare prima. Mi sarebbe piaciuto fare degli anni con quella situazione, non per una ragione economica ma per tutto quel che comporta anche a livello di tutele. Meno male che è arrivato e speriamo che vada sempre meglio. Io ora mi dedico alle giovani".
Con che progetti?
"Cerco di dare la mia testimonianza, mia madre Elena Tagliabue è ancora responsabile del settore femminile della Pro Sesto. Cerco di parlare con le ragazze, vado agli eventi di calcio femminile a cui mi chiamano, provo a far conoscere lo sport alle bambine. Lavoro nel mio piccolo per questo obiettivo".
C’era stato un boom di tesserate dopo i quarti di finale raggiunti dall’Italia femminile al Mondiale 2019. E poi...
"E poi ci si è un po’ fermati. Spero non si torni indietro ma che ci sia sempre una crescita".
L’Inter femminile come sta andando?
"Sembra che abbia fatto una buona campagna acquisti, Chawinga era importantissima, quindi sicuramente si sente la mancanza quest’anno. Cambiaghi è brava, ma quando avevi Tabitha sapevi che faceva tutto lei... Manca tanto, l’Inter non è ancora da prime posizioni ma la speranza, come per il movimento stesso, è che possa crescere".
Avere un terzo slot per andare in Champions è una buona notizia per chi punta all’Europa.
"Secondo me l’Inter non ci arriverà ancora quest’anno, però l’obiettivo c’è. L’Inter è ambiziosa".
Regina Baresi, invece, cosa farà?
"Ho tanti progetti, a livello sportivo posso quasi dire che il padel è diventato la mia nuova disciplina (ride, ndr). Lavoro molto con social, brand, eventi".
Fare la dirigente o l’allenatrice le piacerebbe?
"Allenatrice no, se non con le bambine nei camp estivi. Direi nemmeno la dirigente per ora. Diciamo che mi fermo alla parte divulgativa...".