
Roberto Bettega (Alive)
Stagione 1969/1970. Alla guida del Varese in Serie B c’è Nils Liedholm, non uno qualunque. L’ex campione del Milan crede nei giovani, anche perché il club lombardo non può permettersi grandi nomi. Gli affidano un ragazzo non ancora 20enne, arriva dalle giovanili della Juve. Anche lui, come Liedholm, è destinato a non restare uno qualunque. Si chiama Roberto Bettega. “Bobby gol’’ lo diventerà in seguito. Per ora è solo un ragazzo (nato a Torino da una famiglia di emigranti veneti, con il padre operaio alla FIAT ). Lo svedese lo getta subito nella mischia, e il ragazzo lo ripaga della fiducia. Prima stagione da professionista, 30 presenze e 13 reti in serie B. È lui il miglior realizzatore del torneo. La Juventus, lo segue, ringrazia il Varese e lo riporta alla base.
Il resto è storia. Tredici stagioni. Annate ricche di successi e gol. Roberto si rivela più forte anche della malattia, quel principio di tubercolosi che ne mette a rischio la carriera. Arriveranno sette scudetti, una Coppa Uefa (il primo storico successo bianconero in Europa con un suo gol in finale) una Coppa Italia e un titolo di capocannoniere. Come per tutti i campioni non mancano i momenti amari, come la finale di Coppa dei Campioni del 1983 persa contro l’Amburgo, il suo più grande rimpianto assieme a quell’infortunio al ginocchio che gli negò un posto al Mondiale del 1982. (Nel 1978 con Paolo Rossi aveva incantato tutti in Argentina). Due volte quarto nella classifica del Pallone d’Oro, Bettega lascerà la Juve con un bottino di 178 reti, terzo miglior marcatore di sempre dietro Del Piero e Boniperti, prima di volare in Canada a chiudere la carriera. Ma il suo sarà solo un arrivederci. Tornerà nel 1994 dietro una scrivania, ma questa è un’altra storia.
Bettega era un attaccante moderno, che non sfigurerebbe nel calcio di oggi. Moderno nel senso che sapeva fare tante cose, e non solo i gol. Una punta che usava bene la testa sia per colpire la palla che... per leggere la partita e i movimenti di compagni e avversari. Ma questo numero 11 dal gol facile si rivelò capace anche in un ruolo all’epoca inedito per un calciatore. Negli anni Ottanta, conclusa la carriera agonistica, Bettega diventa infatti un apprezzato opinionista per le reti Mediaset, commentando, in coppia con Nando Martellini, anche la vittoria bianconera nella Coppa Intercontinentale contro l’Argentinos Juniors. Per celebrare i suoi 70 scegliamo due candeline da mettere sulla torta: il gol di tacco al Milan il 31 ottobre 1971 (e Il Paròn si tolse il cappello in segno di stima) e il gol di testa in tuffo, che consentì all’Italia di Bearzot di superare 2-0 l’ Inghilterra (17 novembre 1976) e di staccare il biglietto per Argentina ’78.