E.F.
Sport

Pallavolista decapitata dai talebani: un minuto di silenzio su tutti i campi di volley

"Il mondo deve sentirsi in colpa e in lutto per la morte di Mahjabin - dice Myriam Sylla, capitano dell'Italvolley - Poteva essere mia sorella, potevo essere io"

Nel tondo Mahjubin Hakini, la pallavolista minorenne decapitata dai talebani

Roma - Un minuto di silenzio in memoria di Mahjabin Hakimi, la giovane pallavolista afgana decapitata dai talebani, sarà osservato su tutti i campi della pallavolo italiana nel fine settimana. Lo ha disposto il presidente della Fipav, Giuseppe Manfredi, sentiti il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e la sottosegretaria allo sport, Valentina Vezzali. Il lutto sarà osservato da tutta la pallavolo italiana, dalla massima serie ai campionati regionali e territoriali, nelle gare in programma sabato e domenica.

"Il mondo intero deve sentirsi in colpa e in lutto per la morte di Mahjabin", dice Myriam Sylla, capitano dell'Italvolley femminile campione d'Europa, in un messaggio video, parlando dell'uccisione da parte dei talebani della giovane pallavolista afgana. «Mi è stato chiesto cosa ne penso da atleta, da donna, da capitana - dice in un video l'azzurra - Ma è una vicenda che riguarda tutti noi, non solo me. Non è ammissibile, nel 2021, che una ragazza che insegue un sogno trovi la morte. Lo sport deve rendere le persone libere, non vittime: per questo il mondo ha fallito. Mahjabin poteva essere mia sorella, potevo essere io".

Dalla Lega di volley italiana un comunicato preciso: “Una giovane ragazza barbaramente uccisa perché colpevole di amare la pallavolo. È ciò che è accaduto a Mahjabin Hakimi, in Afghanistan, secondo quanto si apprende da fonti indiane. Una sua allenatrice, rimasta anonima per evitare ritorsioni, avrebbe denunciato al Persian Independent che la 18enne sarebbe stata decapitata nei primi giorni di ottobre. Ed è per la stessa paura di una rappresaglia, altrettanto violenta, da parte dei Talebani che la sua famiglia ha tenuto nascosto per settimane l’atroce delitto”.

 “Una notizia orrenda - continua la nota - un episodio che ferisce e sconcerta. Come tante ragazze della sua età, Mahjabin giocava a pallavolo e sognava di diventare una Campionessa. Faceva parte della nazionale giovanile afghana e militava nel Municipality Volleyball Club Kabul, ora centro del potere talebano. A differenza di alcune sue compagne, non era riuscita nei mesi scorsi a lasciare l’Afghanistan e mettersi in salvo. Sì, perché a Kabul, dopo la caduta del vecchio governo, giocare a pallavolo, partecipare a competizioni internazionali, finire in televisione, è considerato un crimine da punire con l’omicidio”.

Si conclude il comunicato: “Il mondo della pallavolo piange Mahjabin e tutte le vittime di un genocidio che deve essere fermato. La Lega Pallavolo Serie A Femminile intende organizzare con urgenza un’iniziativa per denunciare quanto sta accadendo in Afghanistan e per esprimere la più sincera solidarietà alle vittime del regime talebano. Perché lo sport sia ovunque veicolo di emancipazione, di crescita personale e sociale. E non di morte”.