ALESSANDRO LUIGI MAGGI
Sport

Pallacanestro Cantù: Ritorno in Serie A con Santoro e Brienza

La Pallacanestro Cantù torna in Serie A grazie a Santoro e Brienza, superando sfide e infortuni per un futuro promettente.

La Pallacanestro Cantù torna in Serie A grazie a Santoro e Brienza, superando sfide e infortuni per un futuro promettente.

La Pallacanestro Cantù torna in Serie A grazie a Santoro e Brienza, superando sfide e infortuni per un futuro promettente.

L’attesa è finita. Alla fine è stato decisivo un incontro. Quello tra un marchio senza eguali nel basket italiano, un dirigente di lungo corso, e un allenatore che voleva risollevarsi a casa sua. Il club è noto, negli anni ‘80 fu il Comune più piccolo ad arrivare sul massimo trono europeo: la Pallacanestro Cantù. Il dirigente anche, soprattutto dopo aver scritto la storia recente di Brescia: Sandro Santoro. Il tecnico ancora di più, migliore della sua categoria nell’ultima stagione di LBA: Nicola Brienza.

Dodici mesi dopo, insieme sono riusciti a fare quello che per alcuni anni era stato impossibile: riportare un popolo nella massima serie. "Personalità, difesa, intensità. Quello che per certi versi ci era mancato in passato" osserva Santoro, uno che ci ha provato tanto in questi anni. "I playoff hanno detto che con il roster pienamente a disposizione certe qualità erano presenti. Abbiamo avuto undici infortuni nel corso della stagione, partendo da McGee, Basile, Baldi Rossi, Moraschini, De Nicolao... Non sono attenuanti. Abbiamo costruito un roster che ha saputo resistere a certe variabili".

Non è stato facile, d’altronde la stagione regolare è stata vinta da Udine: "La qualità del campionato era alta, negli ultimi dodici anni non ricordo un livello simile". E arriva un ricordo: "In un bar, con Carlo Recalcati. Abbiamo ricordato gli anni alla Viola Reggio Calabria. Partimmo male, poi nel girone di ritorno si vinsero più gare della capolista. Giocammo lo spareggio per i playoff, perdemmo e ci ritrovammo nei playout. Alla fine fu retrocessione. Oggi il pericolo era lo stesso: giocarsi la promozione diretta, quindi ripartire dai playoff. Il contraccolpo poteva essere pesante, su quello abbiamo lavorato da subito".

La svolta? "Una tripla allo scadere di Valentini contro Cividale dopo le sconfitte in serie di metà stagione". Ora il futuro: "Nel 2026 la nuova arena sarà pronta: 5.200 spettatori dove ai tempi doveva nascere la Piramide. Nel 2026-2027 torneremo finalmente a giocare a Cantù con un progetto che in Italia non si vede dai tempi dello Juventus Stadium".

Cantù che torna in Serie A, Cantù che torna ai canturini. E canturino è coach Nicola Brienza: "È la chiusura di un cerchio. Di questa squadra sono stato tifoso, aggregato in prima squadra, allenatore di mini basket e della prima squadra. È un legame che va oltre". E che crea, per un autoctono, quella che Brienza chiama "doppia pressione. Ho percepito l’angoscia per quella massima serie che non voleva tornare. A fine gara ho rivisto un vecchio amico che mi ha detto "non sai quanto ti ho insultato in questi mesi". Ho ringraziato, con ironia".

La gioia arriva al termine di un campionato durissimo: "Abbiamo finalmente di nuovo un campionato di A2 degno della realtà italiana. Ovvero piazze di grande storicità, tanti tifosi. Non c’è mai stata una partita facile, ai tempi di Pistoia (sua precedente squadra, ndr), c’erano quelle quattro, cinque partite che potevi superare di slancio. Non a caso avevamo un roster vero di dieci, undici uomini".

Da coach dell’anno in LBA, all’improvviso addio a Pistoia per decisione del club appena passato di mano, alla rischiosa missione di ripartire nella serie cadetta con la squadra del cuore. Quanti rischi per Nicola Brienza: "Ora come ora sono stanco. In questi giorni mi godrò l’esito felice della mia scommessa. Il mio 13 alla schedina l’ho già fatto. Comunque andrà in futuro, ogni volta che entrerò nella casa di Cantù, come a Pistoia, vedrò i gagliardetti delle coppe vinte sotto la mia gestione e delle promozioni. Una soddisfazione che mi resterà per sempre".

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