
Nikola Mirotic ha salutato il pubblico del Forum dopo la sconfitta in gara-4 contro la Virtus: giocherà a Montecarlo
Fallimento su tutta la linea. Succede nello sport, non si può sempre vincere, ma sempre fallimento rimane. Erano sei anni che l’Olimpia non terminava così presto la sua stagione. Due vulnus principali dall’inizio: la scommessa sulla coppia di play si è rivelata dannosa, Dimitrijevic e Bolmaro non hanno mostrato le stigmate del titolare, come anche la “toppa“ Mannion si è rivelata inadeguata dopo un buon inizio. Tanto che si è finiti a giocare i minuti decisivi con Flaccadori, ossia quello “retrocesso“ a quarto play, ma che poi ha fatto il proprio compito.
Il secondo è stato, per la prima volta, non avere uomini di grandi doti morali che, al di là dei minuti, potessero fare da “capo branco“. Una novità perchè, nel recente passato, Messina aveva sempre puntato sui vari Rodriguez, Hines, Melli, Datome, tanto per fare degli esempi. L’obiettivo era che questo giocatore fosse Causeur, ma troppi infortuni lo hanno reso impalpabile. Non è un caso che il primo colpo del nuovo corso sia Marko Guduric. E poi c’è la sfortuna che ha reso zoppicante per dieci mesi i biancorossi, perché se già non hai un playmaker all’altezza diventa impossibile giocare anche senza pivot. Gli infortuni di Nebo sono stati una tegola inattesa che ha permesso all’Olimpia di giocare con l’assetto preparato in estate solo 9 partite su 74. Quello che avrebbe potuto fare lo ha detto la Supercoppa, 20 punti e 9 rimbalzi nella finale vinta contro la Virtus, l’unico trofeo raccolto in una stagione maledetta. La speranza è che la sua futura stagione sia sana come le passate al Maccabi e se poi al suo fianco ad alternarsi ci potrà essere anche uno come Milutinov sarebbe un duo di gran livello.
Coach Messina può aver fatto i suoi sbagli sul campo, ma forse in questo caso sono stati più gli errori da dirigente ad aver minato in primis il suo stesso lavoro sul parquet. Milano saluterà Mirotic. Un giocatore fantastico, tecnica sopraffina, conoscenza del gioco sconfinata, ma da proteggere e troppo spesso l’Armani non è riuscita in difesa a supportarlo. Andrà a Montecarlo a provare la caccia all’Eurolega. Milano ripartirà da LeDay che ha fatto una prima parte straordinaria, ma quando ha finito le batterie (comprensibile visto il necessario sovrautilizzo) è crollato. Come Shields, all’ultimo anno del suo secondo triennale, troppe volte costretto a giocare “hero-ball“ senza più essere quel collante che aveva fatto innamorare tutti. La freschezza che porterà Quinn Ellis farà bene, un giocatore moderno per avere energia a tutto campo, ma certamente il primo obiettivo dovrà essere un playmaker forte.
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