
L’urlo di Pio Esposito dopo il primo gol con l’Inter, al Mondiale per club
Il ragazzo è esploso. Tipica espressione utilizzata quando un giovane di belle speranze si trasforma da bruco a farfalla. Pio Esposito è entrato all’Inter che non era neanche un progetto di calciatore. Seguiva un sogno, come si fa a nove anni, quando il divertimento, l’ingenuità, sono le caratteristiche delle giornate appresso al pallone, nel suo caso al fianco dei fratelli Salvatore e Sebastiano. Nemmeno a tredici anni, quando per la prima volta ha incrociato il cammino con Chivu, si poteva pensare a uno sviluppo così prepotente. Faceva il trequartista, era cresciuto meno dei coetanei. Ha avuto un cammino da diesel, più lento ma inesorabile, fino a diventare il più alto di tutti, capitano della Primavera, non ancora un colosso nei muscoli, ma già un prospetto che ingolosì diversi ds. A La Spezia, ad esempio, dove lo hanno voluto e poi confermato, persino dopo una prima annata di transizione (ad essere buoni) con due sole reti. Tempo una primavera e i gol stagionali sono diventati diciannove.
Così l’Inter ha capito. Niente più prestiti, rinnovo di contratto fino al 2030 con aumento oltre il milione di euro l’anno e inserimento definitivo in rosa, come sostegno (al pari di Bonny) ai titolari Thuram e Lautaro per l’attacco. Le potenzialità del centravanti classe 2005 sono diventate chiare anche agli occhi fuori da Appiano Gentile. L’Atalanta ha provato a chiederlo come contropartita per Lookman: picche. Il Napoli ha fatto più volte presente il proprio gradimento. Al procuratore, Mario Giuffredi, mentre ancora l’Inter lavorava al prolungamento. Alla stessa società nerazzurra, prospettando offerte non troppo lontane da quanto i nerazzurri hanno messo sul piatto per tentare di strappare lo stesso Lookman. La risposta è stata la stessa data alla Dea.
Se l’anglo-nigeriano non è arrivato a Milano è anche perché, nel corso del pre-campionato, Chivu e gli uomini mercato si sono convinti di essere sufficientemente coperti in attacco e un po’ meno negli altri due macro-reparti, difesa e centrocampo. Il tecnico stravede per Esposito, che ha allenato per anni a Interello, così come per Bonny, con cui ha lavorato a Parma e di cui ha richiesto i servigi (accontentato) una volta divenuto l’allenatore dell’Inter.
Sono quindi cambiati gli obiettivi, anche se in via della Liberazione si è ancora in fase di attesa. Intanto di realizzare due uscite importanti, di Asllani (c’è l’accordo col Bologna per 9 milioni e il 40% della rivendita, ma non quello degli emiliani col giocatore e così il Torino si è rifatto sotto) e di Taremi (si sta allenando da solo in attesa che si faccia avanti qualcuno dalla Premier tra Fulham, Leeds e West Ham). Ai dirigenti non dispiacerebbe anche un’uscita in difesa (Pavard?) visto che i posti in lista Champions scarseggiano e acquistando due giocatori si rischierebbe di dover lasciare fuori un nome illustre. Ausilio e Marotta non hanno abbandonato la pista Manu Koné, si aspettano riscontri da Roma dopo che i Friedkin hanno stoppato la possibile trattativa. Più indietro Frendrup, che pure è un profilo gradito. Per la retroguardia, sul taccuino Solet. Altri sono sotto osservazione. A breve bisognerà prendere delle decisioni.
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