Miguel Bosè il negazionista: "I miei anni selvaggi di droghe e sesso"

Non crede alla pandemia: "C'è un piano. Sono negazionista a testa alta". Oggi, lasciati gli eccessi, un altro dolore: "Non ho più voce"

Miguel Bosè in una foto di qualche anno fa

Miguel Bosè in una foto di qualche anno fa

Roma - Un Miguel Bosè a cuore aperto per un'intervista rilasciata a Jordi Évole per la televisione spagnola: a cuore molto aperto, peraltro, perché dagli eccessi con la droga al sesso occasionale al recente abbraccio delle teorie negazioniste, non tralascia nulla. Il cantante e attore iberico, figlio del torero Luis Miguel Dominguìn e di Lucia Bosè, a 65 anni racconta anche il trauma per la fine del matrimonio con Nacho Palau, la lontananza dai figli, la morte della madre.

L'intervista sta suscitando polemiche in Spagna anche perché Miguel ha chiesto di realizzarla senza mascherina, visto che non crede alla pandemia:  "C'è un piano ideato che non si vuole conoscere. Non è pensare di essere in possesso della verità, è la verità. Sono un negazionista, è una posizione che porto a testa alta". Una posizione choc almeno come il racconto dei suoi "anni selvaggi", quelli a cavallo tra Anni 80 e 90, il suo massimo successo, "in cui ho scoperto il lato oscuro che abbiamo tutti: droghe, sesso selvaggio, sostanze...», una percorso intrapreso perché "ho pensato che fosse una parte necessaria, legata alla creatività". Gli eccessi sono diventati però "una dipendenza quotidiana, ha iniziato a perdere la sua grazia e a causare seri problemi. Sono arrivato a consumare quasi due grammi di coca al giorno, più il fumo di erba, l'ecstasy. Ho smesso tutto lo stesso giorno, sette anni fa".

Oggi lo accompagna un altro problema, la perdita della voce.  "La mia voce va e viene. La sua radice è emotiva. Comincio a perderla nel momento in cui perdo la mia famiglia". Come la fine del suo matrimonio. "Non ero preparato - racconta Miguel -. Quando la mia relazione ha cominciato ad andare male, quando l'amore finisce, quando l'amicizia e le buone vibrazioni svaniscono e quando l'ammirazione si perde, quando tutto crolla, nel mio caso per discrezione, per responsabilità, anche per l'educazione, tieni duro. Ma poi esplode ed iniziano i problemi: per me uno di quei problemi era la voce. Adesso posso parlare, ma non ho voce".

Nella sua analisi negazionista rientra anche la scomparssa della madre, Lucia Bosé, morta lo scorso anno proprio per le conseguenze del Covid. Una correlazione che Miguel Bosè però nega: per lui è stata polmonite e se Lucia fosse stata viva lo avrebbe affiancato nella "battaglia negazionista".