Meg e il nuovo album: "Con Vesuvia esco dalla mia tana e racconto la precarietà"

In giro per il mondo, ma con Napoli e il suo vulcano sempre nel cuore: è uscito il disco della cantante partenopea

Meg (Foto Mattia Guolo)

Meg (Foto Mattia Guolo)

Un po' Maria, un po' Meg. Quando la si incontra, si fa fatica a distinguere la donna dall'artista. Forse perché la donna ha l'arte nel Dna. Maria Di Donna, in arte Meg, è una scoperta continua. Dal 1994, anno della prima collaborazione dei 99 Posse, sino ad oggi sono cambiate molte cose. Una certezza, però, è data dalla grande forza comunicativa che la voce e le parole di Meg continuano a mantenere. E che esplodono quasi in una vera eruzione nell'album "Vesuvia", uscito oggi su tutte le piattaforme. Un album elettronico che intreccia atmosfere più cupe e intimiste a sonorità sperimentali che si aprono al mondo. E che vede anche un mix di collaborazioni con nomi nuovi come quelli di Thru Collected, Nziria e Katia Labèque e con  volti noti come quelli di Elisa ed Emma.    Meg, quale è stato il suo approccio a questo nuovo album? Come lo ha realizzato? "Scrivo sempre, ho sempre dei brani che mi frullano per la testa e quindi le cose un po’ sì stratificano. Poi a un certo punto decido di fare un album ed è così che questo disco ha preso forma. È stato molto importante l’incontro con Daniele (Mungai in arte Frenetik, ndr). E' stato lui a contattarmi, mi aveva già scritto su Instagram ma io non me ne ero mai accorta. Mi scrive di nuovo su Instagram dopo tre anni e da lì abbiamo deciso di lavorare insieme. Eravamo a Roma entrambi, mi ha detto che gli sarebbe piaciuto produrre l’album con Asian Fake. Dal canto mio, ho capito che era arrivato il momento di avere una squadra che lavorasse con me, perché affrontare un percorso del gelere da soli è estremamente difficile. E nel giro di un anno il disco ha preso forma. "Vesuvia" è una sorta di alter ego che mi piace immaginare come compositrice del disco. Scrivere per me è una sorta di autoanalisi, però diverso è andare in studio e far sentire agli altri il risultato di questa autoanalisi. In studio ero molto felice di vedere che le cose che compongo si coagulano. Era una sorta di eruzione". Cosa vuol dire crescere accanto a un vulcano? "Con la mia famiglia la domenica andavamo sempre alla scampagnata sul Vesuvio. Da bambina associ le radici ai posti che vedi di più. Sono nata tra vulcano e mare, cose meravigliose ma che possono diventare un caos da un momento all’altro e questa precarietà mi è sempre rimasta dentro". Lei è diventata un punto di riferimento per le nuove generazioni. Cosa si prova ad essere una signora della musica italiana? "Forse solo adesso sto veramente capendo cosa sono diventata nel corso degli anni e lo sto capendo grazie ai nuovi artisti con i quali ho collaborato. Ma "signora della musica" non mi ci sento proprio". Sono molto introversa, tendo a stare nella mia tana. Anche per questo ho scelto di comunicare con Vesuvia, che è un personaggio che sta nella propria tana, fuori dal resto del mondo, lei piange per le disgrazie, ride per le gioie". Quale è il suo brano preferito in "Vesuvia"? "Non lo so. "Napolide" probabilmente, perché c'è un'ospite speciale e perché sono le mie radice. Ma anche "Scusa se sono felice", che corrisponde a quei momenti in cui sei felice e poi magari ti senti in colpa per quello che sta succedendo nel mondo. E ti chiedi se hai il diritto di essere felice, magari quando qualcuno sta soffrendo". Domanda obbligatoria: parteciperebbe al Festival di Sanremo? "Ho sempre detto di no a tutte le proposte che mi hanno fatto, ma mai dire mai. Ho grande rispetto per chi partecipa al Festival di Sanremo rimanendo se stesso. Come ad esempio i Subsonica, Elio e le Storie Tese, Elisa. Quando ero ragazzina, era molto semplice rinunciare a Sanremo, si vendeva molto anche con i live. Oggi è tutto diverso, il Festival è diventato una enorme opportunità. Chi partecipa a Sanremo o a un talent show ha tutta la mia comprensione e il mio rispetto".