Il fascino del noir fra omicidi e misteri

Il romanzo “giallo” o “noir” che dir si voglia è uno dei più affilati strumenti letterari per raccontare e cercare di capire la nostra incerta umanità

Milano, 15 settemre 2019 - Il romanzo “giallo” o “noir” che dir si voglia è uno dei più affilati strumenti letterari per raccontare e cercare di capire la nostra incerta umanità. Lo dimostra una fertile casa editrice come Sellerio che, per celebrare i 50 anni di vita (tutto comincia con l’appassionata scommessa di Elvira ed Enzo Sellerio e il sostegno di Leonardo Sciascia, in una coltissima Palermo che sa rivelarsi sofisticata metafora del mondo), affida a otto “giallisti” il compito di costruire nuove storie partendo da uno dei suoi tremila titoli in catalogo, a cominciare da quelli della collana “La memoria” con le eleganti copertine (bisognerà prima o poi battezzare un pantone “blu Sellerio”). E così, nelle pagine di “Cinquanta in blu”, Marco Malvaldi impegna i personaggi del BarLume ragionando su uno dei capolavori della letteratura “noir, “La fine è nota” di Geoffrey Holiday Hall; Santo Piazzese gioca con “La vera storia di Salvatore Giuliano” scritta da un grande poeta, Ignazio Buttitta, così intensa da sconvolgere la vita grama d’un contrabbandiere di sigarette; Francesco Recami muove il suo tappezziere-detective Consonni sulle piste d’una preziosa collana, sulla scia di “I gioielli di Madame de***” di Louise de Vilmorin; Gaetano Savatteri parte da “Il procuratore della Giudea” di Anatole France per dipanare il mistero d’una condanna ingiusta; Giampaolo Simi usa una vecchia copia di “Assassinio al Comitato Centrale” di Manuel Vasquez Montalban per imbastire una bellissimo racconto su amicizia, rancore e terrorismo; Gian Mauro Costa rilegge “Storie e cronache della città sotterranea” di Salvo Licata (giornalista de “L’Ora” e scrittore di rara sensibilità popolare) per indagare sull’omicidio d’una prostituta innamorata; Fabio Stassi prende ispirazione da “La luce e il lutto” di Gesualdo Bufalino per parlare di “isolitudine” nel difficile rapporto tra un padre e un figlio; Alessandro Robecchi ricorda i protagonisti antinazisti di “Ognuno muore solo” di Hans Fallada per venire a capo d’una vicenda di delitti e cartoline. Libri di grande bellezza producono altri racconti. E leggere è, ancora una volta, ragione di felicità. A Sellerio s’affida pure uno dei principali giallisti contemporanei, Maurizio De Giovanni, per “Dodici rose a Settembre”, con l’esordio di un nuovo personaggio, Mina Settembre, bellissima e severa assistente sociale nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Una fila di omicidi. Una donna e una bambina vittime della violenza familiare d’un camorrista. Un gioco sottile d’innamoramenti. E una scelta stilistica molto netta: l’ironia, come chiave per entrare nei misteri dell’anima. Mentre sorge Settembre, tramonta un altro personaggio di De Giovanni caro al grande pubblico, il commissario Luigi Alfredo Ricciardi. Siamo sempre a Napoli, ma negli anni Trenta, con “Il pianto dell’alba - Ultima ombra per il commissario Ricciardi”, Einaudi. E tra delitti, violenze fasciste e passioni, il commissario vive d’inquietudini, ma anche di felicità, per l’attesa d’un figlio. Finché..