Il docente non è un amico

Trovo inopportuno che un insegnante richieda e accetti connessioni on line con gli studenti

DOMANDA:

INSIEME a mio figlio abbiamo visto le foto dei professori sui social network e ne abbiamo tratto impressioni diverse da quelle che avevamo conoscendoli a scuola. Quale è la sua opinione in merito? Assunta, Lodi

RISPOSTA:

DOCENTI e studenti si vedono in classe la mattina, tutti i giorni per tutto l’anno. Lavorano insieme gomito a gomito. La mia opinione è che non debbano condividere altro tempo espazio, néreale, névirtuale. Il professore non è un amico, non è un parente, soprattutto nonè un pari livello, è un educatore, siede in cattedra. Ha un ruolo pubblico ed è osservato da minorenni. Deve fare attenzione, è una questione di ruoli. Trovo inopportuno che richieda e accetti connessioni on line con gli studenti. Fatto salvo il diritto di avere profili sui social network, penso sia meglio tenerli privati come Twitter, Facebook e Instagram consentono. Così facendo il docente può postare contenuti, per esempio politici o sociali, non compatibili con il suo ruolo super partes. In sintesi, se un professore non penserebbe mai di passare con la sua classe la vita privata, lo sport, la musica e le vacanze, non si capisce perché condividere on line foto, video e narrazioni. Sui social network a maggior ragione valgono per i docenti le accortezze che valgono per tutti: quel che si posta oggi sullo slancio dell’emotività o senza pensare, domani potrebbe diventare scomodo o ingestibile. E una volta condiviso non si cancella più. Mai come in questo caso, il tema è trasversale e quanto vale per i professori è vero anche per gli studenti e i genitori. Invece, secondo me i professori potrebbero utilmente insegnare ai giovani, specialmente ai più giovani, due cose: la prima è che i social network non sono solo intrattenimento. Sono strumenti di conoscenza,di informazione,di aggiornamento. Mi riferisco alle news, alle pagine di enti pubblici e di organizzazioni anche internazionali che dettagliano numeri, offrono interpretazioni, costruiscono scenari. La seconda è che i social network sono un grande business, regolato dalla pubblicità e con un giro d’affari enorme. Nulla di quel che avviene sul web è esente da vincoli economici.