Spari contro il centro Sprar, via all’udienza contro i cinque ultras

Al via ieri il dibattimento per la sparatoria contro il centro Sprar di Collebeato, la comunità che accoglie i richiedenti asilo gestita dall’associazione Zavidovici, che nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2020 fu bersaglio di cinque colpi di pistola esplosi contro le finestre (nessuno rimase ferito).

A processo ci sono cinque bresciani vicino al mondo degli ultras, che per l’accusa organizzarono l’assalto non già per questioni xenofobe, come si era immaginato in un primo momento, ma per una vendetta nei confronti di alcuni ospiti della struttura, i quali pare si fossero intromessi in una vicenda di spaccio di droga.

Affrontano il processo con rito ordinario Daniel Feraboldi, 25 anni, e Pietro Salucci, 33 anni, mentre Adriano Raccagni, 52 anni, Rolando Bonassi, 51 anni, e Alan Danesi, 29 anni, sono a giudizio in separata sede, con rito abbreviato.

Secondo la procura, due fratelli iracheni, all’epoca dimoranti allo Sprar, avrebbero assistito a cessioni di droga da parte del gruppo e sarebbero intervenuti per fare allontanare dalla zona spacciatori e acquirenti.

La sparatoria sarebbe dunque un atto ritorsivo.

Ieri, davanti ai giudici, sono sfilati i primi testi dell’accusa: due carabinieri, che si occuparono delle indagini, e una terza persona, che ha riferito di aver assistito a una lite tra rifugiati e imputati, il giorno precedente all’agguato. Il teste avrebbe anche riconosciuto tre dei bresciani, tra cui Feraboldi, il quale a suo dire, tuttavia, si sarebbe speso per mediare e per stemperare le tensioni.

Dopo l’acquisizione delle dichiarazioni dei due migranti, attualmente irreperibili, l’udienza è stata aggiornata al 4 ottobre .

B.Ras.