Dai prodotti di scarto “fioriscono“ opere d’arte

Cornaggia: "Dobbiamo imparare a riciclare, a riutilizzare ciò che abbiamo. Nella nostra epoca le risorse del Pianeta sono quasi esaurite"

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di Michele Broggio

Dove gli altri vedono rifiuti lui vede prodotti di scarto da riutilizzare per creare arte e, nello stesso tempo, sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche ambientali. Questa la filosofia di Raffaele Cornaggia, artista originario di Cosio Valtellino che, venerdì prossimo, inaugurerà alle 20.30 nel chiosco di S. Antonio a Morbegno, una sua mostra visitabile, nelle giornate tra giovedì e domenica, fino all’11 ottobre.

Le opere di Cornaggia, che prossimamente verranno esposte a Firenze ma che nel recente passato è stato possibile ammirarle anche a Dubai, sono state un emblema del Sondrio Festival degli ultimi due anni, e vengono realizzate per intero con prodotti di recupero. "Sono l’unico al mondo a fare questo genere d’arte – sottolinea – Altri usano materiali di scarto per realizzare sculture, ma lo fanno con prodotti ferrosi, che io non considero un agente inquinante, saldando poi le varie componenti. Io, invece, utilizzo viti e bulloni e quindi posso impiegare qualunque materia, in particolare la plastica e i derivati dal petrolio".

Molta è l’attenzione rivolta alle tematiche ambientali: per questo Cornaggia organizza numerosi workshop, dall’Indonesia alla Germania – il che gli permette di coniugare le sue due grandi passioni, l’arte e i viaggi – arrivando alla Valtellina, dove ha avuto modo di allestire molti laboratori con gli alunni delle scuole, allo scopo di sensibilizzare le giovani generazioni. "Nella nostra epoca – commenta – le risorse del Pianeta sono quasi esaurite. Per questo dobbiamo imparare a riciclare, a riutilizzare ciò che abbiamo".

E proprio l’abbinamento tra arte e didattica sarà al centro del laboratorio in programma nelle scuole di Firenze il prossimo 20 novembre.

Il percorso che ha portato Cornaggia – classe 1961 – a diventare un artista è stato tutt’altro che lineare: "Fino a 30 anni – racconta – ho viaggiato per il mondo, frequentando gli ambiente della sperimentazione artistica, da Londra a San Francisco passando per Berlino ed ero lì quando il Muro è caduto. Poi sono tornato in Italia e ho aperto un’agenzia immobiliare".

Sei anni fa alla crisi economica, che ha comportato anche la chiusura dell’agenzia, si è aggiunta quella personale: "Mi sono reinventato, sfoderando la passione di tutta una vita – aggiunge – Non ho subito nessuna influenza accademica, tutto quello che faccio lo realizzo per un moto istintivo. È come se cadessi in una sorta di trance e sono il primo che si meraviglia del frutto del mio lavoro. Questa, per me, è una vera passione e quando entro nel mio laboratorio sono più felice di un bambino a Disneyland".