Cinghiate e botte ai figli, punito con 7 anni di pena

Violenze anche alla moglie. Tutti costretti a non avere rapporti. al di fuori della famiglia

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Cinghiate e bastonate ai figli di 15 e 12 anni per obbligarli a imparare i precetti religiosi, imponendogli di alzarsi ogni mattina alle 5 per pregare e colpendoli con rami se si addormentavano. Ragazzi privati della libertà di frequentare amici, a cui era vietato acquistare vestiti nuovi, farsi la doccia calda, ma anche di guardare la tv o assistere a spettacoli che potessero generare divertimento, fare sport.

Allo stesso tempo, minacce alla moglie per impedirle di rivolgersi ai Servizi sociali. Fino allo scorso autunno quando l’uomo, 41 anni di origine straniera, è stato arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal sostituto procuratore di Como, Antonia Pavan.

Ora è stato condannato a 7 anni di reclusione con rito abbreviato, due in più di quanto chiesto dall’accusa. A far emergere le drammatiche condizioni di vita dei ragazzi, erano stati proprio i Servizi sociali, a cui si era rivolta la moglie dell’imputato. Le indagini, condotte dai carabinieri di Turate, avevano ricostruito anni di vessazioni e imposizioni, anche alimentari, come l’obbligo di mangiare riso a colazione, pranzo e cena. Ad agosto scorso, l’uomo aveva finto di partire per il suo Paese di origine, per spiare i movimenti della moglie e accertarsi che non chiedesse aiuto. Alla donna e ai ragazzi non garantiva generi di sostentamento, lasciandoli spesso a digiuno, obbligandoli a indossare solo indumenti di riciclo, mentre alla moglie – anche lei spesso picchiata - era stato vietato imparare l’italiano, prendere la patente e avere una sua auto, frequentare amici e familiari, parlare al telefono con la sorella. In un’occasione, aveva tagliato i fili del forno, perché ritenuto troppo dispendioso. Pa.Pi.