Albosaggia, anziana morta in casa: assolti il nipote e la sua badante

Il processo d’Appello ha messo fine a un calvario giudiziario di 8 anni. Non hanno colpe

Un'anziana accompagnata da una badante

Un'anziana accompagnata da una badante

Albosaggia (Sondrio), 25 aprile 2022 - L’incubo stavolta è finito per davvero. Per entrambi. Dopo un calvario giudiziario di quasi otto anni. I fatti. La nonnina, Ginetta Torzo Campaner, di 81 anni, venne trovata morta nel letto della sua casa ad Albosaggia, in Valtellina. Il decesso risale al 7 novembre 2014 e fece finire nei guai il nipote della pensionata, Luigi Torciero, oggi 64enne, residente a Cernusco sul Naviglio, nell’hinterland di Milano, studio nel capoluogo lombardo di consulente d’affari in mediazione immobiliare, e la donna all’epoca 62enne, Clementina Locatelli di Carugate, in provincia di Como, che di lei si prendeva sempre cura, vivendo giorno e notte con l’anziana.

L’indagine dei carabinieri del Comando provinciale di Sondrio, supportata dall’esito dell’autopsia, spinse la Procura a chiedere e ottenere il rinvio a giudizio del parente stretto della donna deceduta e dell’asserita badante. Le accuse, per entrambi, furono quelle legate al primo e terzo comma dell’articolo 591 del Codice penale, ossia “abbandono di persona incapace aggravato da evento morte”. La deceduta era un’invalida portatrice di un grave handicap mentale, con capacità cognitiva molto bassa causa l’Alzheimer. Non era in grado di provvedere a se stessa e aveva seri problemi visivi. Al nipote veniva attribuita la responsabilità di avere affidato la congiunta alle cure della signora Locatelli, non qualificata al ruolo di badante. L’81enne cadde a terra, picchiò la testa e, dopo una medicazione fai-da-te, fu coricata nel letto, senza chiamare l’ambulanza del 118. La mattina dopo il tragico incidente, fu rinvenuta morta, nella sua camera da letto, da chi l’assisteva.

A metà giugno dello scorso anno si è svolto il processo, in Corte d’Assise, nel Tribunale di Sondrio, e, al termine, il pm Elvira Antonelli aveva chiesto la condanna a 8 anni di reclusione a testa per ambedue gli imputati. "Nella requisitoria - ricorda l’avvocato Matteo Sergi con studio a Morbegno che ha assistito il nipote - si diceva anche che Ginetta veniva fatta vivere al freddo e senza generi di prima necessità. Ma l’istruttoria, in 4 udienze, ha dimostrato che ciò non era vero. L’abitazione di Albosaggia era anche riscaldata con una stufa, oltre che da un camino e da termosifoni".

La Corte, presieduta dal dottor Antonio De Rosa, a latere Francesca Roncarolo, più i giudici popolari, aveva assolto Torciero perché il fatto non sussiste ai sensi del 2° comma dell’articolo 530, mentre la Locatelli venne condannata a 8 mesi per omicidio colposo. Ma il magistrato Antonelli ha impugnato la sentenza, chiedendo che nipote e badante fossero giudicati per il reato più grave di “abbandono di persona incapace aggravato dall’evento morte”. La sentenza di primo grado era stata impugnata pure dall’avvocato Rossella Sclavi di Sondrio, difensore della comasca. Si è ora svolto il processo in Corte d’Assise d’Appello a Milano e i giudici hanno confermato l’assoluzione per Torciero e riformato, invece, la sentenza per la Locatelli, stavolta assolta pure lei. Il procuratore generale di Milano aveva chiesto la condanna a 3 anni a testa.