Sesto, estate rovente: scritte anti-sindaco

Di Stefano replica: "Non mollo". E il braccio di ferro con le associazioni continua

 La scritta contro Roberto Di Stefano apparsa alla rotonda di via Pace è stata subito rimo

La scritta contro Roberto Di Stefano apparsa alla rotonda di via Pace è stata subito rimo

Sesto San Giovanni (Milano), 24 luglio 2019 - Solo lunedì, sulla sua pagina Facebook, il sindaco Roberto Di Stefano si rallegrava dell’estensione del daspo a Milano, vantando i 540 allontanamenti effettuati a Sesto dalla polizia locale. Ma chi di daspo ferisce, di daspo perisce, verrebbe da dire dopo il risveglio di martedì mattina. Perché all’altezza della rotonda tra via Pace e via Rimembranze, sul muro, è comparsa la scritta «Sgomberiamo Di Stefano». Uno slogan a vernice rossa, in stampatello, con accanto il simbolo della falce e martello. L’invettiva anonima è stata subito rimossa: già ieri in mattinata il muro era stato nuovamente ripitturato per nascondere i segni. «Che simpatici questi imbrattatori incivili – ha commentato il primo cittadino -. Se pensano di intimidirmi in questo modo, non hanno capito nulla. Un saluto a questi fenomeni, io non mollo!». Oltre al desiderio manifestato di sgomberare Di Stefano, sull’altro lato della parete a mattoni compariva anche «il solito indegno Acab, che insulta la Polizia».

Sui social i supporter del sindaco lanciano l’hastag #iostocondistefano. Non è la prima volta che il primo cittadino di Sesto viene preso di mira da scritte anonime sui muri. Era accaduto a Giorgio Oldrini, con 10 metri di vernice nera sotto il palazzetto comunale. Era accaduto, in campagna elettorale, più volte a Monica Chittò. Era accaduto anche, ripetutamente, a Franca Landucci, all’epoca capogruppo di Forza Italia. In questi mesi il clima a Sesto è certamente teso, soprattutto a causa del muro issato dall’amministrazione nei confronti di diverse parte sociali: dall’Unione Inquilini, sui temi della casa, alle associazioni, le cui sedi di via Giardini sono state messe all’asta senza trovare prima una soluzione alternativa. Tutte questioni che sono diventate contenziosi anche legali, che si aggiungono a quelli già in corso con la comunità musulmana, con i sindacati Cgil, Cisl e Uil e anche con i comitati genitori.