Cologno, undicenne pestato dal branco all'oratorio: "Sei milanista"

Tredici ragazzini picchiano un undicenne in oratorio: ferite e choc. Ma solo due famiglie si scusano con la vittima

Incredibile episodio di bullismo ignorato dai genitori dei colpevoli a Cologno

Incredibile episodio di bullismo ignorato dai genitori dei colpevoli a Cologno

Cologno Monzese (Milano), 13 settembre 2018 - Prima gli spintoni e gli insulti. Poi, dopo un’ora e mezza di tira e molla, c’è stato il pestaggio. Più di dieci compagni lo hanno schiacciato contro il muro e, per cinque minuti, lo hanno preso a calci e pugni. Poi lo hanno lasciato a terra, si sono applauditi e sono tornati a giocare a pallone. Altri due bambini sono rimasti seduti ai piedi del muretto, come se niente stesse accadendo. L’episodio di bullismo è avvenuto venerdì al centro estivo di un oratorio, alla periferia di Cologno. Marco, nome di invenzione, è stato pestato perché milanista. «Quante Champions? Quanti scudetti? Tifi una squadra di m...». La vittima, 11 anni, fino alla fine ha difeso la sua squadra del cuore. Poco prima aveva difeso un amichetto, vessato dallo stesso gruppo.

Marco ha passato cinque giorni all’ospedale Bassini di Cinisello. È stato ricoverato con un’infrazione alla costola: un altro trauma avrebbe rischiato di causargli la perforazione della milza. Gli aggressori hanno dai 7 ai 13 anni. E sono tutti amici ed ex compagni di scuola e di calcio. «Ha paura di vendette ma soprattutto non riesce a spiegarsi come i suoi migliori amici possano averlo ridotto così. Solo due famiglie hanno chiamato per chiederci scusa. Due su tredici», racconta la mamma che ha visto quasi tutta la scena dalla finestra. Perché, proprio in quel momento, era andata a trovare la nonna di Marco che abita vicino all’oratorio. «Per oltre un’ora abbiamo sentito grida di litigi. Abbiamo urlato più volte di smetterla e sembrava che si fossero fermati». Poi la nonna urla dalla cucina, stavolta più forte. È iniziata l’aggressione.

«Ci siamo messe a gridare dalla finestra come disperate. Vedevamo Marco indifeso, che si copriva la testa per evitare i colpi e gli altri che si accanivano. Ho sceso a piedi le scale, sono arrivata al cancello dell’oratorio. Quando sono arrivata, mio figlio era steso a terra, non riusciva ad alzarsi, si teneva il fianco. Al campo non c’era la supervisione di nessun adulto: sono arrivati due animatori 15enni, mentre il sacerdote era assente per una commissione in Posta. Ho fatto chiamare un’ambulanza. Quando siamo andati via il gruppo è tornato a giocare, come se niente fosse».

Il primo accesso al pronto soccorso di Sesto, dove è intervenuto il commissariato. Poi il trasferimento al Bassini, dove Marco ha avuto un colloquio con lo psicologo, mentre la famiglia ha deciso che denuncerà l’aggressione ai carabinieri. «Si è attivata una rete fantastica, sovracomunale e intersettoriale tra polizia, carabinieri, Comune, ospedale. Abbiamo ricevuto grande sostegno, ma prima? Possibile non si riesca a prevenire? Gli oratori forniscono un servizio, questi luoghi devono essere protetti e gestiti da personale preparato. Mio figlio ha già perso tanto: l’emozione del primo giorno di scuola, alle medie, e per un mese non potrà giocare a calcio. Al suo rientro, la società ha annunciato una grande festa».