Sesto, c’era una volta il Mage: in abbandono l'atelier dei giovani creativi

Nel giro di pochi anni la struttura è rimasta abbandonata

Il Mage allo splendore

Il Mage allo splendore

Sesto San Giovanni (Milano), 3 aprile 2018 - Dici Mage a Sesto San Giovanni e a molti viene in mente la cultura, l’arte e l’archeologia industriale. Pochi però sanno che il vecchio Mage, originariamente una fabbrica di bulloni poi divenuta magazzino generale della Falck, oggi è un luogo abbandonato che continua a ospitare solamente un artista e artigiano (in modo più o meno abusivo) e a costare denaro pubblico inutilmente. A lanciare l’allarme nei giorni scorsi è stato il vicesindaco Gianpaolo Caponi, che dopo una breve visita nel sito ex industriale, si è reso conto dello stato di abbandono e della desolazione che regnano nel gigantesco capannone che sorge lungo viale Italia accanto alll’Afol, un edificio abbandonato da anni.

"Siamo rimasti tutti all’idea del Magazzino come era ai tempi del progetto “Made in Mage”, quando era condiviso da artisti e artigiani sotto la regia del Politecnico di Milano – spiega Gianpaolo Caponi – Ciò che è scandaloso è che quel progetto si è esaurito nel 2013 e da allora nessuno si è più occupato di quello spazio. Tanto che non se ne conosce la destinazione d’uso, né chi lo abbia in affidamento. Sappiamo solamente che il Comune continua a pagare bollette per 16mila euro l’anno senza un perché". Il caso Mage rischia di diventare nuovo motivo di scontro tra la vecchia e la nuova amministrazione comunale, con quest’ultima che accusa i predecessori di non aver saputo gestire uno spazio definito "prezioso per la città".

Si tratta di un edificio storico enorme che è sfruttato solamente in parte dal vicino istituto professionale che ha alcuni laboratori al piano inferiore. Tutto il piano fuori terra è di fatto disponibile, non fosse per il fatto che al suo interno sono ancora presenti strutture e rifiuti lasciati dai vecchi artigiani che lo avevano diviso in piccoli laboratori. Solamente uno di loro è rimasto al lavoro. Si tratta di un artista milanese ben cosciente di essere abusivo, ma che nel tempo si è paradossalmente trasformato in un custode inconsapevole di questo patrimonio. "Se non ci fossi io a presidiarlo, probabilmente nel giro di pochi giorni i ladri di rame lo avrebbero attaccato e avrebbero smontato ogni impianto rendendolo inutilizzabile per molto tempo. Invece, con la mia presenza ho evitato che si trasformasse in un rifugio o una discarica", racconta l’uomo che continua a frequentare questo luogo utilizzandolo come laboratorio. È lui  il principale conoscitore di pregi e difetti di questo luogo. Infatti prima di ripensare al suo utilizzo non sarebbe una cattiva idea fare due chiacchiere con chi, per esempio, ha scoperto sulla propria pelle, che questa struttura non è facilmente riscaldabile, viste le dimensioni e la portata degli impianti presenti.

"Il nostro obiettivo è tornare a utilizzarlo, valorizzando un patrimonio pubblico che altrimenti si deteriorerebbe in modo irreparabile in pochi anni- spiega Caponi – abbiamo idee, ma soprattutto abbiamo la voglia di farlo tornare ad essere al centro della città. Il ruolo di questo luogo è quello di fare da cintura tra la città costruita e quella che verrà".