Le cascine, le ville e la guerra: la Cusano del Trap

I ricordi di un ospite d'eccezione alla mostra sul ’900 agricolo

Giovanni Trapattoni e gli Amici del Milanino

Giovanni Trapattoni e gli Amici del Milanino

Cusano Milanino (Milano), 7 giugno 2015 - Immortalata in uno scatto c’è anche la cascina Guarnazzola, il luogo di nascita del cittadino cusanese più illustre: Giovanni Trapattoni. Alla mostra fotografica "Corti, ville, fattorie, negozi e artigiani nella Cusano del ‘900", curata dall’associazione Amici del Milanino e inaugurata il 30 maggio, non poteva quindi mancare il Trap, uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio e icona mondiale dello sport italiano. Tra le mura della sala Moneta, in via Alemanni 1, è un dolce e nostalgico sbocciare di ricordi. Un tuffo nella Cusano che fu, dai campi che circondavano il fiume Seveso alle corti, dai bombardamenti in periodo bellico fino all’espansione delle industrie. "Mi congratulo con gli organizzatori per la bellissima mostra e la conservazione del ricordo storico di un territorio nel quale sono cresciuto e che porto sempre con me – esordisce l’ex allenatore della Nazionale -. Per molti anni sono stato all’estero ma, pur trascorrendo poco tempo qui, mi sono sempre interessato alla mia città. Per questo motivo vivo ancora qui e non mi sono mai trasferito a Roma, la città di mia moglie".

I primi ricordi sono legati all’infanzia, trascorsa in un insolito connubio tra difficoltà e spensieratezza. Bastava poco per divertirsi. "Ho ben impresso il suono delle sirene e il bagliore dei razzi, poi dalla Guarnazzola scappavamo nei campi limitrofi mentre un gruppo di tedeschi puntava un grande faro nel cielo per individuare gli aerei nemici – spiega Trapattoni -. Ciò che mi torna in mente del periodo successivo alla guerra è in primo luogo la fame. Nascondevo il pane in casa per poterlo mangiare di nascosto e con gli amici andavamo a raccogliere le more nei rovi". Ad alleviare le avversità di quegli anni c’erano appunto gli amici e – non poteva mancare - un pallone: "Giocavamo cinque contro cinque all’oratorio. Il problema sorgeva quando il pallone superava la rete, cadendo nel Seveso. Dovevamo uscire e correre velocemente per un bel tratto prima di entrare nel fiume e recuperarlo». Giochi che potevano terminare anche in modo tragico: «Alcuni ragazzi con i quali giocavamo trovarono un ordigno inesploso e cercarono di aprirlo. Nell’esplosione persero la vita, un episodio tremendo".

"Fortunatamente alle giovani generazioni non manca nulla – conclude Trapattoni -. I ragazzi hanno cibo a volontà e la possibilità di avere un’educazione, al contrario di quanto avveniva a noi cresciuti nelle corti nel secolo scorso. La nostra missione dovrebbe essere quella di insegnare loro la propensione al dovere, aspetto che oggi spesso è trascurato".