
I bressesi in aula consiliare
Bresso (Milano), 11 agosto 2018 - Il numero di pazienti ricoverati in ospedale è sceso dai 52 iniziali a 7, ma per due sono state annunciate le dimissioni. Da una settimana non si registrano più nuovi casi di legionellosi. Eppure a Bresso regna ancora la paura. Il timore è che il terribile batterio della legionella possa tornare a colpire silenzioso nelle case e nelle strade della città. La rabbia è per un’epidemia che non ha ancora una causa e un’origine chiara. Giovedì sera, per ascoltare gli aggiornamenti forniti dai tecnici dell’Ats e dal sindaco Simone Cairo, il municipio si è riempito come poche volte accade. Nonostante il periodo vacanziero, oltre 200 persone hanno gremito l’aula consiliare con la speranza di ascoltare una parola di conforto. Un dato che faccia calare quella tensione.
La dottoressa Maira Bonini e il dottor Giorgio Cigonali, dell’Ats Città Metropolitana, hanno snocciolato i numeri dell’emergenza che per la statistica si sarebbe esaurita il 31 luglio, quando sono stati registrati i primi sintomi dell’ultimo paziente noto. Il culmine dell’epidemia si è avuto tra il 19 e il 20 luglio, con 19 casi in 48 ore, mentre il primo caso risalirebbe addirittura al 10 di luglio. Dunque un’epidemia lunga e frastagliata che addirittura potrebbe aver avuto origine la sera del 6 luglio. Quel giorno, infatti, su Bresso venne registrato un terribile temporale con vento e grandine. Un evento meteorologico che potrebbe aver sollevato la legionella su un’ampia superficie del territorio dando il via all’infezione. Magari partendo da un danno a una torre di raffreddamento presente su un tetto. Ma è solo un’ipotesi. "I casi ci dimostrano che tutto è avvenuto in un perimetro piuttosto ristretto del centro di Bresso – conferma il sindaco -. Infatti i pazienti non bressesi, risulta che abbiano frequentato per lavoro o per il tempo libero questa zona della città". Non esiste invece un punto di contatto comune, come ha sottolineato la dottoressa Bonini. "Questo ci fa pensare che l’emergenza non riguardi un edificio o un impianto in particolare, ma si sia verificata in ambiente aperto".
Dei 574 campioni raccolti dall’Ats in 51 case e 45 siti sensibili, solo una minima parte sarebbe risultata positiva: per le abitazioni la positività è del 13,3%. Per gli altri siti solamente 5 su 45 sono positivi, mentre 5 sono in attesa. "Il tasso di positività è del tutto fisiologico e comunque non spiegherebbe un fenomeno così diffuso", ha ribadito Bonini. L’amministratore condominiale Rosa Iaquinandi, rappresentante dell’Anaci, ha confermato che sono stati eseguiti 450 prelievi in circa 250 condomini. "Ad oggi abbiamo i risultati di 110 campioni, tutti negativi". Dunque tutto porterebbe alle già citate "torri di raffreddamento" degli impianti industriali di aria condizionata. Circa una ventina sui tetti in diverse zone, sui quali di indaga. Il sindaco ha chiesto e ottenuto la collaborazione del professor Cesare Joppolo, esperto di impianti energetici del Politecnico di Milano il quale ha ammesso la possibilità che un guasto o un mal funzionamento di una torre possa essere alla base dell’emergenza. E che un evento meteorologico possa esserne la causa. "La complessità sta nel fatto che la legionella è ubiquitaria, ossia è sempre presente in natura – ha spiegato - . Dunque i fattori da indagare sono molteplici e complessi".