Bollate, Bitumati chiede il raddoppio. Scoppia la protesta: "Basta soffocare nello smog"

L'azienda vuole aumentare la produzione. Comitati infuriati

I cittadini si erano anche presentati in Comune per protestare contro la presenza dello stabilimento

I cittadini si erano anche presentati in Comune per protestare contro la presenza dello stabilimento

Bollate (Milano), 16 febbraio 2019 - Bitumati 2000 torna alla carica. L’azienda di via Pace a Cassina Nuova ha avviato l’iter per una nuova richiesta di aumento della produzione. A darne notizia è la Federazione della sinistra (Fds). "Incurante di essere troppo vicina al centro abitato e di essere sin dal suo insediamento oggetto di continue rimostranze da parte dei cittadini sia per i nauseabondi miasmi che per l’impatto ambientale, Bitumati 2000 ha presentato una richiesta di nuova autorizzazione per la produzione di conglomerato bituminoso nella misura di 120.000 tonnellate annue invece delle 60.000 già autorizzate", scrivono gli attivisti di Fds. Insieme al gruppo consiliare “Per Un’altra Bollate”, saranno questa mattina in piazza del mercato a Cassina Nuova e davanti alla Coop di Bollate: primo giorno di raccolta firme a sostegno della petizione “Ferma le fonti dell’inquinamento”, che ha l’obiettivo di mettere i bastoni fra le ruote al piano di ampliamento.

"L’amministrazione e le autorità competenti hanno l’opportunità di rimediare richiedendo e sottoponendo alla Verifica di impatto ambientale (Via) la richiesta di autorizzazione della Bitumati", si legge nel testo. La prima domanda, dopo un lungo iter, era stata respinta pochi mesi fa. L’azienda non intende però rinunciare alla possibilità di ampliare le lavorazioni, e nel rilancio, oltre al raddoppio della produzione, chiede anche i permessi per dare avvio alle attività di riutilizzo del fresato d’asfalto. Un incubo senza fine per i residenti soffocati da puzze, smog, rumore e polvere. Per la delocalizzazione del sito, troppo vicino all’abitato, erano scese in campo le donne di Cassina Nuova, determinate a liberare l’intera frazione (10mila abitanti) da una vita a finestre chiuse, scuole senza intervalli nei giardini, parchi confinati. "La nuova richiesta avviene dopo una prima fase di ‘valutazione odorigena’ che ha evidenziato la necessità di proseguire la verifica attraverso la caratterizzazione degli inquinanti dispersi nell’aria, che però non ha ancora avuto seguito. Gli abitanti oltre a essere vessati da odori disgustosi, sanno bene di essere soggetti al rischio da esposizione simultanee a una miscela di sostanze che non hanno nessuna soglia di sicurezza - concludono i promotori della raccolta firme -. Parliamo di Particolato, Ipa, No2, Nox, sostanze che secondo gli studi determinano non solo patologie cardiorespiratorie, ma anche danni neuropsichici".