Francesca Caruso, chi è l’assessore regionale alla Cultura che ha bruciato Vittorio Sgarbi

Avvocatessa, condivide lo studio legale con Geronimo La Russa, figlio di Ignazio. E’ ‘nipote’ del grande sassofonista Fausto Papetti

Tra tanto tuonar di nomi, alla fine è uscito il suo, l’ha spuntata lei. Non Stefano Zecchi, filosofo, scrittore ed ex docente universitario, non Vittorio Sgarbi, critico d’arte e attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma Francesca Caruso: da oggi è lei il nuovo assessore alla Cultura della Regione Lombardia, uno dei 16 della seconda Giunta presieduta da Attilio Fontana.

Quarantadue anni, avvocatessa specializzata in diritto civile e di famiglia, condivide lo studio legale con Geronimo La Russa, presidente dell’Automobil Club nonché figlio di Ignazio, presidente della Camera dei deputati e uomo forte di Fratelli d’Italia. Oltre alla passione per il diritto, quella per la politica: è assessore comunale a Gallarate, in provincia di Varese, sempre con la delega alla Cultura. Ora in Regione dopo aver superato Zecchi e Sgarbi all’ultima curva, succede a Stefano Bruno Galli, a sua volta docente universitario. La domanda, allora, sembra obbligata, il sospetto sorge legittimo: mica che avverta un po’ di pressione? La sua risposta è una piccola rivelazione: la cultura è un fatto di famiglia, in casa aveva un mostro sacro della nostra musica. E, anzi,le rivelazioni sono due: sta già pensando ad un Comitato di Saggi che la aiuti a valorizzare il settore e i suoi protagonisti. Le sue parole, allora.

"Mi è stata affidata una delega di grande prestigio e per questo sono riconoscente e grata al presidente Attilio Fontana e al mio partito, Fratelli d’Italia – premette Caruso –. Quanto ai nomi che si sono fatti in queste settimane, io affronto questo incarico non come una gara, non come una competizione, ma con un grande senso di responsabilità e una grande umiltà. E non intendo fare tutto da sola: voglio creare e coordinare un Comitato di Saggi con l’obiettivo di rappresentare nel migliore dei modi ogni segmento della cultura e poterli valorizzare a livello regionale. Detto questo, io un pizzichino di cultura in casa l’ho masticata: mio zio, per l’esattezza il fratello di mia nonna, era il grande sassofonista Fausto Papetti”.

Nato a Viggiù nel 1923, in provincia di Varese, venuto a mancare nel 1999, Papetti ha fatto la storia del sax in Italia, ha inciso una trentina di dischi, venduto milioni di copie, raggiungendo la popolarità soprattutto negli anni ’60 e ’70. Ha suonato, tra gli altri, con Tony Dallara, Pupo De Luca e Tullio De Piscopo. Niente male, la neoassessora alla Cultura, come radici, background. Anche se la politica – e in particolar modo quella regionale – quasi mai è un concerto di Gala.