Risaie “in asciutta” in Lomellina: allarme acqua

L’80% dei coltivatori rinuncia alla sommersione: a rischio l’equilibrio idrico

Due coltivatori al lavoro in una risaia della Lomellina

Due coltivatori al lavoro in una risaia della Lomellina

Mortara (Pavia), 22 luglio 2019 - Scarseggia l’acqua per irrigare il riso seminato “in asciutta”. Anche se l’abbondanza d’acqua in fiumi e laghi sta consentendo di integrare le riserve idriche, grazie alle eccezionali precipitazioni d’inizio estate, gli addetti ai lavori del mondo risicolo lomellino s’interrogano sulle scelte fatte in primavera, dopo un inverno quasi senza piogge e neve. In base ai dati forniti dall’Anbi (Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue), quest’anno la diffusione del riso seminato “in asciutta” ha raggiunto il record dell’80% del comprensorio lomellino, disattendendo le indicazioni dell’Associazione irrigazione Est Sesia.

La progressiva scomparsa del “mare a quadretti”, come viene suggestivamente descritto il paesaggio lomellino con la tradizionale semina del riso “in sommersione”, non comporta infatti solo un cambiamento paesaggistico, ma rischia paradossalmente di causare emergenze estive per carenza di riserve idriche per l’irrigazione. La sommersione delle risaie in aprile per la semina, come spiegano gli esperti dell’Anbi, su almeno il 50% della superficie risicola porterebbe ad accumulare in falda circa 300 milioni di metri cubi d’acqua, ovvero l’equivalente di un metro e 20 centimetri di livello del lago Maggiore, per una maggior portata diffusa di 80mila litri al secondo. La coltivazione del riso “in asciutta”, invece, necessita di acqua per l’irrigazione da giugno, sovrapponendosi ad altre colture diffuse nella zona come il mais. Quest’anno per la grande siccità invernale molti risicoltori lomellini hanno optato per la semina “in asciutta”, con una scelta che ha però fortemente ridotto la ricarica della falda a valle, con gli attuali problemi di insufficiente apporto idrico da fonti interne, in particolare le caratteristiche risorgive ma anche torrenti come l’Agogna, il Terdoppio e l’Erbogna. E nella zona a sud di Mortara si sta riscontrando una grave criticità idrica, pur in presenza di una notevole quantità d’acqua nei fiumi.

«La paradossale situazione che si sta registrando in Lomellina - commenta il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi - conferma la fondamentale funzione ambientale della sommersione delle risaie, che danno vita al tradizionale paesaggio del cosiddetto mare a quadretti. Mai come in questo caso la risoluzione del problema è nelle nostre mani». Ma gli agricoltori chiedono incentivi economici. «Le criticità - conferma Giovanni Daghetta, presidente regionale della Cia (Confederazione italiana agricoltori) e risicoltore di Robbio - derivano dalla pratica della semina in asciutta, che oltre a determinare un picco di richiesta in concomitanza con il mais, non permette un sufficiente rifornimento delle falde acquifere, determinando una conseguente scarsa dotazione delle risorgive. Sarebbe necessario prevedere un adeguato trasferimento finanziario per incentivare la pratica della semina in sommersione».