Persecuzioni contro la sorella. Condannato a tre anni e mezzo

L’uomo aveva sparato un colpo in strada: assolto dal tentato omicidio

Assolto dall’accusa di tentato omicidio, condannato a tre anni e sei mesi di reclusione, con le attenuanti generiche, per stalking e porto d’armi in luogo pubblico. Si è concluso così ieri il processo di primo grado che vedeva imputato un sessantunenne di Pavia, medico che però non esercita la professione, giudicato con rito abbreviato dalla Gip Daniela Garlaschelli. L’uomo era a giudizio in seguito all’arresto per l’episodio del 25 luglio 2023, quando aveva sparato un colpo di pistola in strada nel rione di Porta Calcinara.

La giudice ha disposto per lui anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, oltre al risarcimento del danno alla parte civile, cioè la sorella dell’imputato, da liquidare in separata sede civile, stabilendo nel mentre una provvisionale da cinquantamila euro. Le motivazioni saranno depositate tra novanta giorni. Secondo la ricostruzione dell’accaduto, dopo aver sparato l’uomo si era barricato nella sua abitazione, poco lontano. Nessuno, fortunatamente, era rimasto ferito. Erano intervenute le forze dell’ordine e l’ex moglie dell’uomo, che alla fine era uscito dall’appartamento ed era stato portato in ospedale. Dopo alcuni giorni di degenza, era stato arrestato.

Era emerso che da anni, secondo le accuse, l’uomo avrebbe messo in atto persecuzioni nei confronti della sorella e della figlia della donna. La situazione poi si sarebbe ulteriormente inasprita dopo la morte del padre dell’imputato: sembra in particolare che avesse mandato messaggi minatori al cognato, cioè il marito della sorella, con intimidazioni rivolte ai parenti. Secondo le accuse, avrebbe anche fatto un appostamento di un’ora sotto casa della donna, per poi allontanarsi e raggiungere Porta Calcinara portando una pistola e lì sparando il colpo.

Da questi comportamenti sono state formulate le accuse relative al porto dell’arma e agli atti persecutori. L’uomo era anche stato dotato di un braccialetto elettronico e posto ai domiciliari, il dispositivo poi era stato rimosso su richiesta della difesa in concomitanza con un’operazione cui l’imputato si è dovuto sottoporre.

Nicoletta Pisanu