Manifestante del G8 torna in cella dopo 21 anni

Revocato l’affidamento in prova a una comunità per il pavese Luca Finotti, condannato per devastazione e saccheggio per i fatti di Genova

Migration

di Nicoletta Pisanu

La Cassazione ha confermato la revoca della misura dell’affidamento in prova per Luca Finotti, 42enne pavese che sta scontando la pena per il reato di devastazione e saccheggio di cui era stato accusato in relazione agli eventi del G8 di Genova del 2001. La decisione della Suprema Corte risale al 2 dicembre, ma è stata pubblicata ora. Finotti era stato condannato in primo grado a 10 anni e 9 mesi, poi la pena era stata ridotta a 8 anni di reclusione con conferma in terzo grado nel 2014. Il termine è previsto per la fine del 2022, ma nel 2019 Finotti aveva ottenuto la possibilità di scontare il periodo rimanente in una comunità. Tuttavia, nel 2021 il Tribunale di sorveglianza di Brescia aveva revocato l’affidamento in prova, per cui per Finotti si erano aperte le porte del carcere. Una decisione presa, come si legge nella sentenza di Cassazione, perché gli erano stati contestati "alcuni episodi di trasgressione al percorso terapeutico (durante un’uscita il detenuto aveva abusato di alcolici ed aveva introdotto tabacco nella struttura) e in generale per l’atteggiamento conflittuale tenuto con gli altri ospiti e con gli operatori della struttura, nonché con l’équipe multidisciplinare".

La difesa di Finotti aveva proposto ricorso in Cassazione, con due motivazioni: erronea applicazione della legge penale in quanto la revoca della misura sarebbe stata decisa senza coinvolgere il Servizio dipendenze del territorio, e perché per i soggetti fragili che accedono alla misura in base all’art. 94 del Testo unico sugli stupefacenti la revoca del programma "costituisce una extrema ratio che non dovrebbe conseguire a condotte banali come quelle invocate nel caso di specie", riportano le carte.

La Cassazione ha ritenuto infondato il ricorso. In primis i giudici rilevano che "si osserva che nessun particolare ruolo è assegnato dall’ordinamento penitenziario al Servizio dipendenze territoriale in materia di controllo dell’andamento del programma terapeutico". Riguardo al secondo motivo di ricorso, la Cassazione sottolinea che il Tribunale di sorveglianza, come si legge nella decisione, ha motivato in modo congruo la revoca della misura, richiamando, come è testualmente riportato, "il disimpegno del Finotti in ordine alla finalità di recupero sociale propria della misura (tratto da significative affermazioni dello stesso ricorrente, il quale focalizza come unico vantaggio dell’affidamento speciale l’opportunità di uscita dal carcere)" e le trasgressioni e i contrasti che ne sono derivati.

Dunque, spiega la Cassazione, i giudici del Tribunale di sorveglianza hanno dedotto "l’inutilità di proseguire l’esecuzione della misura alternativa, ciò motivando con il rilievo della mancata adesione del Finotti al programma terapeutico, al quale si è accostato con intenti strumentali". In supporto a Finotti, nell’estate 2021 il centro sociale autogestito Barattolo di Pavia aveva lanciato una petizione online: "A distanza di 20 anni, al termine di un percorso giudiziario tortuoso, in carcere c’è una sola persona, Luca Finotti, di Pavia. Le accuse di cui ha dovuto rispondere sono da processo politico, volte a dimostrare l’esistenza di uno stato d’assedio in quei giorni a Genova e per giustificare le violenze ingiustificate delle forze dell’ordine. In realtà, nulla di quanto successe può giustificare 20 anni di persecuzione", si legge nel testo della raccolta firme, con cui si chiede "amnistia per i reati sociali".

Dichiarando inammissibile il ricorso, la Cassazione ha anche condannato Finotti a pagare 3mila euro alla cassa delle ammende.