Palasport di Pavia, sei licenziamenti

Il sindacato di base protesta: "C’era il tempo per preparare una gara"

Pasquale Di Tomaso, presidente del sindacato di base

Pasquale Di Tomaso, presidente del sindacato di base

Pavia, 2 luglio 2019 - Non hanno più un posto di lavoro i sei operatori che effettuavano il servizio di pulizia e custodia del palazzetto dello sport di Pavia. L’appalto della loro ditta non è stato rinnovato da parte del Comune e così hanno ricevuto una lettera chiara: «Il contratto a tempo determinato instaurato dal 17 settembre 2015 è scaduto e non verrà rinnovato». «I sei lavoratori impegnati soprattutto al PalaRavizza - sostengono Pasquale Di Tomaso e Sabina Bertolini, presidente e segretaria del Sindacato di base - sono stati licenziati senza preavviso per il mancato rinnovo dell’appalto. Eppure di tempo per preparare una gara i dirigenti comunali del settore ne hanno avuto».

Adesso  i lavoratori (due dei quali con problemi di salute provenivano dalla cooperativa Uniti per il lavoro, nata in accordo con il Mezzabarba dopo la chiusura della Necchi per accompagnare alla pensione), sono disoccupati. «Secondo il Comune c’è poco da preoccuparsi - insistono i sindacalisti -, i sei operatori possono accedere alla disoccupazione e poi, in settembre, quando verrà indetta una mini gara d’appalto, l’azienda che vincerà potrà a sua discrezione assumerli. Secondo noi il loro futuro non è così roseo. Intanto perché rimangono a spasso e poi perché non c’è la certezza che vengano riassorbiti; l’azienda che vincerà potrebbe avere i suoi dipendenti da far lavorare».

E, senza pensare a che cosa potrà accadere, è già l’immediato a preoccupare. Appena i sei lavoratori hanno ricevuto la lettera da "La nuova Maresi", la cooperativa sociale che da anni operava al palasport, si sono recati al patronato per presentare la richiesta per il sussidio di disoccupazione. «I lavoratori ce la mettono tutta per tenersi stretto un posto - hanno aggiunto Di Tomaso e Bertolini - accettando turnazioni disumane, stipendi da fame e vessazioni varie. Peccato che chi poi deve decidere, non tenga conto di tutto questo. Se il buon giorno si vede dal mattino, ci aspettiamo delle brutte giornate. Speriamo che l’equilibrio prevalga e si ponga rimedio a questi metodi superficiali e dannosi per i lavoratori».