La famiglia, gli amici attorno
a un tavolo imbandito e i regali. Come accaduto in gran parte delle case, anche le persone meno fortunate hanno potuto festeggiare il Natale.
Circa 600 persone distribuite in tre diverse tavolate hanno partecipato al pranzo solidale che la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato per il 25 dicembre. Nella chiesa della parrocchia Don Orione insieme al vescovo Corrado Sanguineti si sono ritrovate 300 persone che hanno potuto assaggiare
le pietanze preparate da coloro che frequentano il laboratorio di cucina del carcere di Torre del Gallo e servite da uno
dei “cuochi“.
All’oratorio del Carmine invece si sono radunati
un centinaio di senza fissa dimora e nella chiesa di Santa Maria Assunta al quartiere Scala i circa 200 ospiti
con qualche filo grigio
tra i capelli che partecipano
al programma “Viva gli anziani“ portato nel quartiere
dalla Comunità di Sant’Egidio ai tempi della pandemia. Persone di diverse confessioni religiose che si sono riunite
per fare festa insieme
e alleviare la solitudine.
Per ognuno c’era un regalo,
un giocattolo per i più piccoli, borse, portafogli, cosmetici, guanti, sciarpe o cappello
per gli adulti. "Sono state invitate persone che avrebbero trascorso il Natale da sole
– ha spiegato Emanuele Colace della Comunità di Sant’Egidio – Oltre a coloro che seguiamo durante l’anno e che sentiamo parte della nostra grande famiglia. Il pranzo di Natale
è un momento di festa indipendentemente dal credo religioso: è un momento d’integrazione".
Durante tutto l’anno il gruppo formato anche da diversi liceali e universitari segue attraverso la Scuola della pace i ragazzini che hanno bisogno di un supporto scolastico e alcune famiglie in difficoltà alle quali consegna il pacco alimentare. "La Scuola della pace
è aumentata molto negli ultimi tempi – ha aggiunto Maria Benotti – quest’anno abbiamo 150 utenti tra bambini
e adolescenti". Una volta archiviato il Natale,
la Comunità di Sant’Egidio
ora può tornare a concentrarsi sulla ristrutturazione
della Casa dell’Amicizia,
il centro polifunzionale
di solidarietà e cultura che sta sorgendo nei locali dell’ex oratorio di San Primo e che, come spesso accade, richiede un impegno economico superiore al previsto.
M.M.