Carcere, situazione allo stremo. Altro detenuto tenta il suicidio

Pavia, salvato dall’allarme dei compagni di cella. Nella sezione protetti due agenti per 300 reclusi su tre piani

Carcere, situazione allo stremo. Altro detenuto tenta il suicidio

Carcere, situazione allo stremo. Altro detenuto tenta il suicidio

Mentre i riflettori sono ancora tutti puntati sulla tragica fine Jordan Jeffrey Baby, un altro detenuto recluso nel carcere di Torre del Gallo ha tentato di togliersi la vita. Identiche a quelle adottate dal popolare trapper di 26 anni le modalità con le quali un italiano di 35-40 anni della sezione protetti, ha provato a farla finita.È accaduto l’altra sera, quando l’uomo avrebbe preso le lenzuola e le avrebbe annodate. Il condizionale è ancora d’obbligo perché sono poche le informazioni che filtrano dalla struttura penitenziaria. Contrariamente a quanto accaduto a Jordan, però, in questo caso i compagni hanno dato l’allarme e il detenuto è stato salvato. Trasportato al San Matteo per alcuni accertamenti, è rientrato attorno all’1,30.

L’episodio, arrivato una settimana dopo la tragedia del giovane in carcere per rapina aggravata dall’odio razziale, squarcia il velo sulla difficile situazione che si vive dietro le sbarre. Secondo l’associazione Antigone, che monitora le condizioni di detenzione nel nostro Paese, ogni 2 giorni e mezzo viene registrato un suicidio nelle carceri. Nei primi due mesi dell’anno sono stati 20 mentre in tutto il 2022 sono risultati 84, l’anno più nero. "La sezione protetti di Torre del Gallo – ha detto Americo Fimiani segretario generale di Cgil Funzione pubblica – conta 300 detenuti e nella fase notturna la vigilanza è affidata a 2 agenti che devono occuparsi di tre piani".

Le carenze croniche delle case circondariali della provincia sono state portate all’attenzione del prefetto Francesca De Carlini. "Torre del Gallo a Pavia – ha aggiunto Fimiani – supera del 40% la capienza e la situazione che potremmo definire di cattività crea notevoli problemi perché ai detenuti manca lo spazio vitale. Una situazione della quale spesso fanno le spese gli agenti che subiscono aggressioni a Pavia come a Vigevano e a Voghera". Se i detenuti sono reclusi per espiare una colpa, gli agenti e il personale in genere non hanno colpe, stanno solo svolgendo il proprio lavoro.

"In carcere mancano medici – ha proseguito il segretario della Cgil funzione pubblica –, infermieri, personale amministrativo ed educatori. Chi entra, avrà anche sbagliato, ma dovrebbe avere la possibilità di recuperare. Invece si trova da solo, senza alcun supporto. Per l’opinione pubblica per chi va dietro le sbarre si dovrebbe buttare la chiave, non pensare a un recupero. Questa convinzione sbagliata, però, rischia di ripercuotersi anche sul personale".