
Il primo blitz della Finanza nello stabilimento di Stradella che ora ha cambiato gestione
Stradella (Pavia), 18 dicembre 2019 - Agli operai della galassia di cooperative che facevano capo al sistema da lui creato, se non licenziati (e succedeva spesso), il “magro” stipendio poteva essere pagato anche in valuta rumena. Lui, invece, il “dominus” indiscusso di Premium Net e di un articolato sistema di cooperative, Giancarlo Bolondi, 63 anni, arrestato - nel 2018 - con altre 11 persone, ufficialmente residente in Svizzera, si era costruito un vero impero, ora smantellato dalla Guardia di finanza di Pavia, con l’ultima operazione “Labirinto”.
Uno dei sequestri più consistenti disposti dal Tribunale di Milano su richiesta dei pm, Bruna Albertini e Paolo Storari, è stato eseguito l’altro ieri in più località: 17 milioni di euro e 120 appartamenti finemente arredati, autorimesse e terreni in Valle d’Aosta, Piemonte, riviera ligure di Levante (Camogli), in Lombardia nelle province di Milano, Brescia e Lodi, compreso un villaggio turistico sul ago di Garda. È solo l’ultima, in ordine di tempo, puntata del caso eclatante scoperto l’anno scorso al termine di una lunga e complessa indagine delle Fiamme gialle di Pavia e riguardante la Città del Libro, alias Ceva Logistics di Stradella. Niente a che vedere con l’attuale proprietà del sito che, ad aprile scorso, è stata acquistata dal colosso francese Cma Cgm, la quale ha subito ha rivisto tutti i processi aziendali, garantendo la totale trasparenza nei contratti di lavoro. Non a caso la misura temporanea di prevenzione con l’amministrazione giudiziaria, in base al codice antimafia, fra i pochi casi in Italia, potrebbe – ora – concludersi in anticipo di due mesi rispetto al previsto, a marzo 2020.
Ben diversi il clima e le condizioni di lavoro che la Guardia di Finanza aveva messo in evidenza un anno e mezzo fa, attraverso oltre 300 fra intercettazioni ed interrogatori. Un fenomeno di caporalato come contestato nel reato di associazione a delinquere finalizzata ll’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. "Metodi – rileva la Guardia di Finanza – che consentivano da un lato di offrire ai committenti (siti della logistica) prezzi ben al di sotto di quelli di mercato e, dall’altro, di frodare il fisco". L’ultimo spezzone di indagine coordinato dalla Sezione Distrettuale Misure di Prevenzione della Procura di Milano, si è focalizzata sulle posizioni patrimoniali non solo di Bolondi e di alcuni familiari, ma anche nei confronti di un’insospettabile signora milanese, una 50 enne impiegata in un ente locale, socia in una delle società immobiliari e, fra l’altro, intestataria di una polizza vita del valore di un milione di euro, anch’essa finita sotto sequestro. Scavando per mesi fra centinaia di conti e rapporti finanziari, schemi societari creati ad hoc per eludere i controlli (un labirinto, appunto, di società anche di diritto inglese) e indagando su “prestanome” si è scoperto come mai Bolondi poteva concedersi macchine di grossa cilindrata, cene nei ristoranti più prestigiosi di Milano, viaggi esclusivi e appartamenti distribuiti da Milano e località turistiche vip italiane. Per i “soci” (lavoratori) delle coop a lui riferibili, racimolare più di mille, mille e duecento euro al mese era spesso impossibile. Ed alcuni di loro, pena il licenziamento, hanno cambiato coop anche più volte all’anno. Ovviamente sempre in peggio.