Bergamasco bloccato 20 giorni in Tunisia, interviene deputato di Pavia

Era partito per un colloquio di lavoro, si ritrova invischiato in un guaio giudiziario solo per un’omonimia. Situazione risolta con l’intervento di un deputato pavese

Claudio Landi con la moglie Sara Roggeri

Claudio Landi con la moglie Sara Roggeri

Bergamo, 12 agosto 2018 - In Tunisia per un colloquio di lavoro e si ritrova invischiato in un guaio giudiziario solo per un’omonimia. Protagonista della vicenda è un bergamasco, Claudio Landi, 54 anni, che da poco è riuscito a rientrare in Italia e a riabbracciare la famiglia. A sbloccare la situazione è stato il deputato pavese del Movimento 5 stelle Cristian Romaniello. «Cristian è stato la nostra chiave di volta – ha scritto su Facebook la moglie di Claudio, Sara Roggeri – ha fatto molto di più del suo dovere, non era obbligato a farlo». L'uomo il 10 luglio era arrivato all’aeroporto di Tunisi.

«Alla dogana sono stato bloccato per cinque ore e sbattuto da un ufficio all’altro. Mi parlavano di una faccenda successa nel 2004, ma io ero venuto in Tunisia nel 2001 con la mia famiglia per una settimana con un tour operator, non nel 2004. Non venendo a capo di nulla avevano deciso di lasciarmi andare con il divieto di lasciare il Paese, consegnandomi un foglio con un numero di protocollo della causa dicendo di recarmi l’indomani in tribunale con un avvocato». Il giorno dopo, però in tribunale quel numero di protocollo non esisteva. «Trovato il numero giusto del protocollo – ha aggiunto Landi – abbiamo scoperto che il documento si riferiva a un caso del 2004 con il nome di una persona simile al mio, ma il numero di passaporto era totalmente differente dal mio e a quanto sembra anche la nazionalità». Tra un incontro in ambasciata e un’udienza, i giorni sono passati. Finché Landi non ha deciso di contattare il parlamentare pavese.

«Salve Cristian, sono Claudio Landi quello sequestrato in Tunisia da 20 giorni» ha scritto l’uomo minacciando anche di procurarsi delle ustioni sul corpo pur di farsi rimpatriare. «Ho ricevuto un messaggio di Claudio nel quale mi chiedeva di fare il possibile per tirarlo fuori da quella situazione kafkiana – ha detto Cristian Romaniello – da quell’appello speranzoso è passato diverso tempo. Sono state settimane dure per Claudio, per la moglie e per tutti i loro cari. Sono state settimane in cui ho cercato di fare del mio meglio, occupandomi del caso tra una votazione e l’altra in aula, o appena i lavori alla Camera me lo permettevano. Sono state settimane in cui il ministero e l’ambasciata hanno lavorato con professionalità per sostenere un nostro concittadino. Da ieri possiamo finalmente gioire perché ieri Claudio è tornato a casa. Aver contribuito a far tornare il sorriso sui loro volti e nei loro cuori, riempie il mio di felicità e di orgoglio».