"Appena la mia famiglia tace, mi preoccupo"

I giorni della guerra raccontati dagli universitari che studiano a Pavia. E da oltre il confine intervengono i prof dell’Ateneo di Kiev

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di Manuela Marziani

"Dal 24 febbraio tutti gli ucraini hanno vissuto i loro giorni peggiori. Personalmente scrivo una miriade di messaggi alla mia famiglia e ai miei amici e quando non mi rispondono, mi preoccupo". Maria, studentessa ucraina che frequenta l’Ateneo pavese, in aula magna ha raccontato come sta vivendo i giorni di guerra. Lo ha fatto all’incontro tra l’Università di Pavia e quella di Kiev organizzato dal Coordinamento per il diritto allo studio (Udu) a favore della pace, che ha esposto nel Cortile delle statue uno striscione per chiedere che cessino le ostilità.

"Inizialmente mia mamma era a Kiev – ha aggiunto un’altra studentessa, Yana Kostiuk – e io non riuscivo né a mangiare né a dormire. Ora è arrivata da me e sto meglio. In queste due settimane ho capito che bisogna apprezzare le piccole cose, come uscire senza il timore che qualcuno ti spari". "Gli ucraini, quando partivano per le vacanze, lasciavano le chiavi della loro casa per chi ne avesse bisogno. Credono nella fratellanza, ma hanno bisogno di libertà come dell’ossigeno. Per questo non chiedeteci di arrenderci, non lo faremo mai. L’Ucraina vincerà".

Ma chi sta ancora a Kiev è molto spaventato. Lo ha ammesso il professor Vitalii Lutsiak, intervenuto dall’Università ucraina. "Dobbiamo andare avanti e stiamo facendo del nostro meglio. Gli psicologi ci dicono come superare tutto questo orrore. Diciamo che il Covid ci ha preparati e adesso possiamo solo sperare che tutto vada meglio". "Cerchiamo il supporto di altri Atenei del mondo – ha aggiunto la professoressa Nadia Reznik che ha anche raccontato quanto sta costando la guerra ai russi – Sono una docente, ma ho anche una famiglia e dei figli. Impensabile tanto rumore vicino alla propria casa".

"In Ucraina – ha proseguito Nikola, che studia a Pavia – I bar sono vuoti, molti edifici storici sono stati in parte distrutti e abitanti innocenti vengono uccisi giorno dopo giorno. Sto raccogliendo farmaci per il mio Paese, abbandonato da un milione di persone. Chi non lo fa è perché non può, magari per motivi di salute. Purtroppo alcuni sostengono che quelle che ci arrivano sulla difficile situazione in Ucraina siano notizie false, non è così. La mia famiglia ogni giorno mi dice a quale orrore assiste". E in questa situazione a Kiev sta diventando difficile studiare. "Gli studenti devono studiare – ha detto Yana – e vivere una vita normale, in Ucraina purtroppo tutto questo è un lusso".

Il segretario dell’Udu Simone Agutoli che ha organizzato l’incontro ha promesso vicinanza e attenzione alla piccola comunità studentesca ucraina dell’Ateneo pavese. Una comunità destinata a crescere perché altre ragazze potrebbero presto superare la frontiera. Ma l’auspicio di tutti è che torni presto la pace. Il 21 marzo, primo giorno di primavera, la pausa pranzo degli studenti sarà dedicata a una manifestazione per la pace.