
Ermira, sorella di Alma Sejdini o Adelina come la conoscevano tutti a Pavia
Pavia - Ha una tomba Alma Sejdini o Adelina come la conoscevano tutti a Pavia, la donna che ha combattuto il racket e si è tolta la vita sabato 6 lanciandosi da ponte Garibaldi a Roma. Per decisione della sua famiglia è stata seppellita nel cimitero di Collepasso, vicino a Gallipoli dove hanno voluto i genitori per averla più vicina almeno adesso.
Rapita quando aveva appena 17 anni da una banda di sfruttatori, drogata e costretta a prostituirsi sulle strade del varesotto, Adelina aveva avuto il coraggio di ribellarsi, ma si è ritrovata da sola. "Dobbiamo restituire a nostra sorella la dignità e la giustizia che non ha avuto in vita - ha detto la sorella Ermira che vive a Pavia -. Si continua a parlare di Alma come dell’ex prostituta, non era una prostituta era una donna coraggiosa che voleva diventare italiana e ottenere quella cittadinanza che a me è stata data".
A lei invece no, eppure lei è morta avvolta nel tricolore. Lo si vede in un video che la stessa Adelina ha girato. Una sorta di testamento nel quale la 47enne spiega le ragioni del gesto che stava per compiere. "Non ho neanche la forza per parlare, non è sceso nessuno, non mi hanno aiutata - dice Adelina nella diretta Facebook -. Sto andando a trovare un posto dove la posso fare finita e mi troveranno dentro una tomba. Comunque prima di buttarmi lascio il mio telefono così assistete pure voi".
Un grido rimasto senza risposta. E questi video ora saranno parte di un esposto che la famiglia intende presentare in procura per ricostruire gli ultimi giorni di vita della donna arrivata a Roma da Pavia per protestare contro un permesso di soggiorno rilasciato dalla questura in cui le era stata attribuita la cittadinanza albanese e scritto che lei, invalida al 100 per cento lavorava. "Adelina non poteva lavorare - ha aggiunto la sorella -, era molto debilitata dalle cure. Le portavo io a casa qualcosa di cucinato da mangiare".