Il figlio di Gigi Radice "gioca" Monza-Torino "la partita del cuore di mio papà"

Ruggero Radice, figlio allenatore che fece la storia di biancorossi e granata, parla del destino che metterà le due squadre a confronto nell'esordio in massima serie del Monza

Ruggero Radice e Gigi Radice

Ruggero Radice e Gigi Radice

"Cosa gli direi? Non so, probabilmente qualcosa come: “Papà, ma tu oggi in quale panchina ti siederesti? Con mio padre bastava uno sguardo per capirsi. Soprattutto quando c’era qualcosa di emozionante da condividere". La voce al telefono suona chiara, ma non fatichi a immaginare l’emozione che si nasconde dietro le parole. Perché la persona con cui stai interloquendo non solo è cresciuta nel settore giovanile del Monza ma ci ha anche disputato 116 partite in prima squadra. Nel 1990 e dal 1992 al 1996. Ruggero Radice oggi ha 51 anni, e dopo una ragguardevole carriera da calciatore, e anni trascorsi ad allenare squadre giovanili una volta appese le scarpette al chiodo, è attualmente docente della scuola allenatori di Coverciano. E suo padre è stato un grandissimo, enorme personaggio del calcio, anche nella storia biancorossa. Gigi Radice da Cesano Maderno, cresciuto nei campi della Snia. Da calciatore scudetti e Coppe al Milan, da allenatore uno scudetto al Torino – il primo e unico dopo la tragedia di Superga – con una pletora di ragazzi cresciuti in Brianza come lui, da Claudio Sala a Patrizio Sala a centrocampo fino al Giaguaro Luciano Castellini in porta. Con il Monza invece due promozioni in serie B e una serie A soltanto sfiorata.

Neppure uno sceneggiatore di melodrammi avrebbe potuto immaginare come prima partita in serie A dopo la storica promozione del Monza proprio la sfida contro il Torino.

"Per me dal punto di vista emozionale scoprire che questa partita sarebbe stata la prima del campionato ha messo i brividi. Papà ha fatto così tanto nella storia di queste due società... Io stesso sono tifoso granata, ma sono affezionatissimo al Monza, in cui ho giocato tanti anni".

Da ragazzino era già in biancorosso.

"Sono cresciuto in queste giovanili e ho fatto in tempo ad allenarmi con campioni o giocatori storici come Casiraghi, Fontanini, Bolis, il capitano Saini. E come allenatore Piero Frosio. Con quelli della mia generazione siamo rimasti in contatto, abbiamo imparato un senso di appartenenza e pulizia in quel settore giovanile. Abbiamo anche una chat tutta nostra, si chiama “I Monzi“: scherziamo, facciamo battute, ci scambiamo gli auguri ai compleanni… di recente l’abbiamo usata per Massimo Brambilla, che è andato ad allenare la Juventus Under 23 e che il prossimo anno farà il campionato di serie C. Da Serioli a Cascella, bomber degli Esordienti, non ci è persi mai di vista".

E dunque?

"Il Monza per me è sempre stato una società capace di emozionarmi, ho vissuto anni meravigliosi, sono molto felice che dopo tante delusioni sia finalmente andato in A. Sono vicino a cosa devono aver provato i monzesi. Mi piacerebbe venire a vedere la partita col Torino, credo che il 13 agosto sarà una bellissima festa".

Non è più tornato in quello stadio…

"Mi passano per la testa molte cose, ho giocato tantissime partite al Brianteo anche se sono consapevole di tutti i cambiamenti che sono stati apportati: in fondo è quello che la città di Monza si meritava, spesso schiacciata fra le luci e le ombre di tanti vicini ingombranti come Milan, Inter ma anche Atalanta o Brescia. Di qui sono passati giocatori però che hanno fatto la storia del calcio".

Suo padre ebbe grandi successi in biancorosso: la prima promozione in serie B al suo esordio in panchina nel 1967, la serie A sfiorata nella stagione 1969-70. La miracolosa promozione in B nel 1997.

"Ovviamente non posso rammentare le prime vittorie perché non ero ancora nato (Ruggero Radice è del 1971, ndr ), ma la promozione nel 1997, quella sì. Fu l’ultimo successo in panchina di papà. Papà teneva tanto ai giovani e al futuro e voleva fare sempre un gioco vincente".

Lei tifa per i granata.

"Già da bambino giocavo nel campo in cui si allenavano i campioni dello scudetto, ho fotografie con Pulici e Graziani che mi prendono in braccio, tutte cose che nel calcio di oggi si sono perse e non sarebbe più possibile fare, emozioni irripetibili. Era un altro calcio".

Il 7 dicembre del 2018 molti di quei calciatori accorsero a Monza ai funerali di suo papà.

"Oltre agli anni da bambino al Filadelfia, anche da ragazzo frequentavo la curva Maratona: giocavo nelle giovanili del Monza ma alla domenica ero sempre lì, un tifoso come tanti. Nel 1984 mio padre era tornato ad allenare il Toro e io lo aspettavo dopo le partite per tornare insieme a casa".

Cosa direbbe il suo papà della promozione in A del Monza? A lui nel 1970 era sfuggita.

"Sarebbe felice, ne sono certo".

Per chi tiferebbe il 13 agosto…

"Purtroppo è una domanda a cui non so rispondere, ci vorrebbe lui". Davvero.