Biassono, il titolare della Algala: "Noi imprese dell'indotto messe in ginocchio da Blutec

Alessandro Galanti chiede che si tutelino anche le imprese dell’indotto che devono avere 7 milioni di euro dall'azienda di Termini Imerese

Il titolare e i dipendenti della Algala

Il titolare e i dipendenti della Algala

Biassono (Monza e Brianza), 14 marzo 2019 - "Va bene ed è sacrosanto tutelare i lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese, ma occorre fare la stessa cosa per le centinaia di imprese dell’indotto che in questi anni hanno investito e lavorato per la realizzazione del motore elettrico della Blutec". A parlare è Alessandro Galanti, titolare della Algala, azienda di Biassono specializzata nella meccanica di precisione, in particolare stampi per lamiera e produzioni customizzate, e che quest’anno compie 50 anni.

La sua è una storia emblematica delle tante imprese, circa 200, che rischiano di rimanere col cerino in mano dopo il sequestro dello stabilimento e gli arresti per malversazione e frode ai danni dello Stato del presidente del consiglio di amministrazione, Roberto Gianatta e dell’amministratore delegato Cosimo Di Cursi, di Blutec Spa, azienda che aveva come mission iniziale la realizzazione del motore elettrico per Fiat (la storica fabbrica siciliana era stata infatti riconvertita dopo la decisione di dismetterla di Marchionne).

"Blutec ci ha contattato tramite un progettista. Ci ha detto che stanno facendo un motore per conto di Fiat per il Doblò elettrico. La parte del rotore e dello statore del motore sono state ordinate a noi. Un lavoro da 130mila euro più iva e una prospettiva di produzione per 300mila euro all’anno per tre anni, minimo. Abbiamo fatto l’offerta. Ci è stato pagato, seppur in ritardo, l’acconto del 30% di 130mila euro. Da luglio 2018 abbiamo cominciato a lavorare su questa cosa".

Non solo. "Abbiamo anche assunto un paio di persone (la Algala ha 14 addetti) che ora rischiano di dover rimanere a casa", spiega Galanti. "Giovani padri di famiglia ai quali si rischia di non poter rinnovare il contratto. E perché? Solo perché abbiamo fatto onestamente il nostro lavoro mentre qualcuno ha cercato di fare il furbo?". Ma la questione non si esaurisce qui. "Noi, per questo progetto, siamo attualmente fuori di 110mila euro. Per un’azienda che l’anno scorso ha fatturato intorno a 1,8 milioni di euro (con un utile lordo del 7%) questa è una cifra che rappresenta un anno e mezzo di utile. Questo è un grosso problema perché a cascata dietro di noi ci sono i nostri fornitori e io - dice Galanti con la voce rotta dal pianto - la figura di non pagarli non la faccio. Ci dovrò mettere dei soldi di tasca mia, ma questa figura non la faccio! Resisteremo perché siamo un’azienda solida con una storia alle spalle ma così rischiamo di passare momenti davvero difficili".

Due sono le cose che chiede Galanti: «Giusto riconoscere la cassa integrazione agli operai di Termini Imerese (già per altro in cassa da anni) ma occorre pensare anche alle 200 imprese dell’indotto con 400 dipendenti che vantano attualmente crediti per 7 milioni di euro».

Soldi che per Galanti non sarebbe poi complesso recuperare con un intervento deciso dello Stato e della magistratura. "Attualmente la Blutec ha 42 milioni euro di capitale sociale e vanta utili nel 2016 per 4 milioni e nel 2017 per 2,77 milioni direi che le risorse ci sono per sanare lo storico. Mi auguro che non si crei una situazione all’italiana dove si fanno chiudere aziende che come noi hanno lavorato!".

C'è poi la questione della validità del progetto. "Occorre poi capire se c’è la volontà di realizzare questo motore elettrico. Perché di fatto è già pronto grazie al lavoro delle aziende come la nostra ci hanno lavorato su. Se c’è si può andare avanti contenendo i danni. Se non c’è questa volontà occorre che ci sia dato ciò che ci spetta così possiamo lavorare su altri progetti. La mia azienda per accettare questa commessa ha dovuto dire di no a clienti storici che ci hanno sempre pagato regolarmente».