Candy ai cinesi, un affare per tutti

Beppe Fumagalli, ad dell’impresa fondata dal nonno, e la vendita: "Il futuro non poneva alternative"

Beppe Fumagalli, ad della Candy

Beppe Fumagalli, ad della Candy

Brugherio (Monza Brianza), 4 ottobre 2018 - «Riteniamo che la decisione presa dalla mia famiglia sia la migliore per garantire il futuro dell’azienda e dell’occupazione». Parola di Beppe Fumagalli, amministratore delegato della Candy, venduta per 475 milioni di euro venerdì scorso al colosso cinese degli elettrodomestici, Haier. Un’impresa di famiglia creata dal nonno Eden sulle rive del Lambro, 73 anni fa.

Oggi c’è un incontro sindacale per chiudere un accordo che cancella 200 esuberi nella fabbrica di Brugherio?

«Sì. Ma si tratta di due cose distinte. La trattativa col sindacato nulla c’entra con la cessione ai cinesi. L’accordo aziendale, già approvato dai dipendenti in un referendum, serve per aumentare i volumi (da 320mila lavatrici all’anno a quasi 500mila ndr), riducendo i costi (con cassa integrazione e tagli agli stipendi, ndr) e mantenere in vita la fabbrica».

Un accordo che i cinesi intendono rispettare?

«Certamente. Ma non solo. Haier vuole implementare l’attività a Brugherio perché, in pochi anni, intende raddoppiare il proprio fatturato in Europa».

Cosa succederà ora alla sede di Brugherio dove, oltre ai 500 operai, lavorano altrettanti impiegati, tecnici e progettisti: la mente della Candy?

«Haier stabilirà qui il suo quartier generale europeo, attualmente a Parigi, almeno per i prossimi 10 anni e ad assicurare che tutti gli accordi saranno rispettati, io e mio fratello Aldo saremo nel consiglio di amministrazione di Haier Europa».

Ma era davvero inevitabile vendere?

«Gli scenari che ci siamo delineati per il futuro prevedono la sopravvivenza di 10 grandi gruppi mondiali. Gli altri, i più piccoli, saranno schiacciati. Haier è il maggior produttore mondiale (oltre 30 miliardi di euro di fatturato nel 2017 ndr). Ripeto, è stata la scelta migliore per garantire la sopravvivenza della Candy».

Ma gli elettrodomestici saranno venduti col marchio Candy o con quello Haier?

«Candy! Il gruppo cinese crede nei marchi e Candy è il leader nel mercato degli elettrodomestici intelligenti (quelli che si comandano con lo smartphone o il tablet anche dall’ufficio). In particolare una lavatrice intelligente su due venduta è di Candy».

Siete stati i primi ad aver puntato sugli elettrodomestici intelligenti. Una scelta coraggiosa, da veri imprenditori, che ha risollevato l’azienda in un momento difficile?

«Nel 2013 avevamo un fatturato in calo che toccò gli 837 milioni di euro, nel 2018 chiuderemo intorno a 1,3 miliardi. Credo proprio di sì».

Una trattativa “segretissima” e fulminea con i cinesi. Perché?

«Con mio fratello Aldo stavamo valutando l’acquisto di un grande gruppo sloveno. In quella fase abbiamo appreso dell’interesse di Haier per noi. A luglio il primo contatto. Il 17 agosto l’incontro con l’Ad di Haier in Cina. Il 28 settembre la firma. Veloce? Certo! Perché, ribadisco, è la scelta migliore per Candy».

Cosa ha pensato al momento di mettere la firma sul preliminare di vendita dell’azienda di famiglia costata tanti sacrifici ma che ha regalato grandi soddisfazioni?

«Ho pensato a mio padre Peppino – conclude Fumagalli con la voce rotta dall’emozione –. Ho immaginato che anche lui avrebbe approvato questo passo perché consentirà a Candy di andare avanti e garantire l’occupazione, anche a Brugherio».