Tra pratica e teoria. Gli ambientalisti in bicicletta: "Chi controlla?"

La preoccupazione dell’associazione Fiab: "La segnaletica non fermerà gli automobilisti".

Tra pratica e teoria. Gli ambientalisti in bicicletta: "Chi controlla?"

Tra pratica e teoria. Gli ambientalisti in bicicletta: "Chi controlla?"

Incroci e attraversamenti rialzati segnalati con strisce dipinte sull’asfalto e cartelli. E "come inizio può anche andare". Ma Fiab “Monza in bici“ chiede di più: "Quelle sono misure informative che non obbligano a ridurre la velocità e se non c’è controlo...". Saveria Fontana, presidente di “Monza in bici“, immagina siano previsti "ulteriori interventi": "Avevamo presentato un progetto in cui chiedevamo di creare parcheggi a spina di pesce con chicane che obbligano a rallentare, rialzi dell’asfalto, strettoie e cuscini berlinesi, un particolare tipo di dosso stradale, solitamente di forma quadrata, che non si estende a tutta la larghezza della carreggiata. Il suo scopo è di rallentare la velocità del traffico senza comunque arrecare alcun disagio o rallentamento a bus, ambulanze, mezzi di soccorso e mezzi a due ruote. Questo aspetto li rende molto adatti ad essere collocati nelle cosiddette Zone 30". Ma in Italia sono ancora sperimentali perché formalmente non sono previsti nel Codice della strada, anche se nel resto d’Europa si usano ormai da trent’anni. In via Vittorio Veneto esistono già due rialzi della strada, ma “Monza in bici“ ne aveva richiesto uno unico che coprisse diversi metri davanti alla chiesa. "I due quartieri che sperimenteranno la Zona 30 – aggiunge Massimo Benetti, membro storico dell’associazione – sono un inizio. Speriamo che si vada avanti: cartelli e pittogrammi non sono sufficienti a dissuadere gli automobilisti dall’alta velocità".

Le indicazioni di Fiab nazionale vanno oltre le singole Zone 30 per arrivare a realizzare il rallentamento della velocità sull’intera città. "Questo sarebbe l’obiettivo da raggiungere – ribadisce Luciano Rossetti, attivista di Fiab Desio Lissone –. Monza è ancora molto indietro rispetto alle città europee, ma anche rispetto a Bologna e Olbia, dove la riduzione di velocità è stata estesa a tutto il territorio cittadino, nell’una con misure strutturali, mentre nell’altra con la segnaletica, un primo passo". Come spiega l’attivista cicloambientalista è questione di tempo: "Inizialmente i cittadini si lamentano, poi si accorgono che il traffico si riduce sensibilmente, perché diventa più conveniente utilizzare la bicicletta e dopo alcuni mesi il feedback generale è positivo".

C.B.