Monza, riscatto nel nome di Lea Garofalo: progetti sociali su aree confiscate alla mafia

Vicino a quei terreni furono ritrovati i resti della testimone di giustizia

L’area di via Marelli a San Fruttuoso dove i carabinieri nel 2009 trovarono i resti di Lea

L’area di via Marelli a San Fruttuoso dove i carabinieri nel 2009 trovarono i resti di Lea

Monza -  È il luogo a pochi metri dal terreno in cui è stato compiuto il peggiore crimine della storia recente di Monza, l’agghiacciante azione dei sicari della ’ndrangheta che, dopo aver ucciso Lea Garofalo, hanno tentato di occultarne il corpo con l’acido e bruciandolo. Un delitto efferato della criminalità organizzata che ha come vittima una madre di 35 anni e una dei rari testimoni di giustizia contro i propri familiari affiliati alla ’ndragheta crotonese, accaduto alla fine del 2009 in un’area semiabbandonata all’estrema periferia di San Fruttuoso, lungo il tratto più isolato di via Marelli non distante dal cimitero del quartiere. Un posto dove già dal 2012 è presente una targa a ricordo permanente di Lea Garofalo, ma che ora potrà avere un suo riscatto sociale e diventare un luogo simbolo per la legalità.

È questo l’obiettivo del Comune che, poco prima di Natale, ha risposto all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata sulla disponibilità di acquisire nel proprio patrimonio per realizzarvi un progetto di riuso a fini sociali di tre proprietà confiscate in via Marelli ad associazioni mafiose. Si tratta di due terreni edificabili di 2.826 metri quadrati di superficie complessiva nei pressi del cimitero di San Fruttuoso su cui sono presenti alcuni prefabbricati abitati abusivamente e un piccolo magazzino che hanno un prezzo di mercato stimato in circa 258.000 euro ma anche un valore simbolico perché sono "a meno di cento passi – è il richiamo del vicesindaco con delega al Patrimonio Egidio Longoni – dal luogo in cui furono ritrovati i resti di Lea Garofalo".

Sono terreni che sono stati tolti alla proprietà criminale e diventeranno patrimonio pubblico della città non appena la relativa delibera verrà approvata dal Consiglio comunale. Si tratta della prima volta per Monza di iscrizione nel proprio patrimonio di un bene proveniente dalla confisca alla criminalità organizzata. "Questo provvedimento si qualifica per il suo valore simbolico di grande rilievo – spiega Longoni –. C’è sia un forte significato politico perché ci riprendiamo un territorio dove c’era la criminalità sia un significato sociale perché possiamo riqualificare un’area degradata. Abbiamo un anno di tempo per individuare una destinazione d’uso: realizzeremo un progetto comunale o anche in collaborazione con il Terzo settore, e faremo in modo di ricordare Lea Garofalo con un’attività utile a tutta la comunità".