Tallio, una strage pianificata da mesi

Il pm che ha interrogato Mattia del Zotto: "Lucida premeditazione"

La villa di via Fiume

La villa di via Fiume

Nova Milanese (Monza Brianza), 10 dicembre 2017 - Una lucida premeditazione. Il piano messo in atto da Mattia Del Zotto è certamente frutto, secondo il pm, di una accurata e prolungata programmazione. Prima ha svolto una meticolosa ricerca in rete delle ditte distributrici di composti chimici contenenti il veleno, e ha poi, sotto falso nome, trattato le condizioni con l’azienda di Padova sollecitandone la consegna.

Si è quindi premurato di ritirare personalmente il prodotto, eliminando ogni traccia della corrispondenza dal proprio pc. Un piano senza traccia di alcun ripensamento tra la sua ideazione - avvenuta attorno al mese di giugno - e la realizzazione seguita di circa tre mesi. Per il magistrato Mattia ha dimostrato una «lucida spregiudicatezza» colpendo ancora anche mentre le indagini erano in corso. Al giudice per le indagini preliminari che lo ha interrogato in carcere il giovane ha dovuto spiegare come abbia somministrato il tallio ai familiari. «A casa dei nonni non andava da oltre un anno, non è mai più entrato in casa loro - aveva spiegato la mamma Cristina agli investigatori - dai miei cognati al piano di sopra ancora meno».

Lo stesso Mattia, interrogato il 16 novembre ha ammesso di non avere alcun «rapporto di affetto con nessuno dei parenti, né paterni, né materni. Così come con i miei genitori non ho un rapporto di profondo dialogo». Chiuso nel suo mondo e neklla sua stanza non è uscito neppure per i funerali dei nonni paterni. Come c’è finito il tallio negli alimenti? «Ho messo io il veleno» ha ammesso davanti al gip. Ha aggiunto di aver sfruttato la vicinanza degli appartamenti: quello in cui vive lui con i genitori con quelli dove vivono nonni e zii e di avere messo il tallio nei cibi che sapeva sarebbero stati consumati da loro: «Puniti perchè impuri». Nessun movente legato all’eredità e ai soldi quindi. I militari avevano ricostruito anche il patrimonio della famiglia Del Zotto e la suddivisione dei beni, in futuro: già scritta, stabilita, chiara. Senza ombre. Secondo gli inquirenti non ci potevano essere interessi economici, alla base di quanto stava accadendo. E in effetti, poi, è stato appurato che per Mattia Del Zotto, il denaro, come qualsiasi altra cosa ritenuta «futile», non era un bene primario.

«L’essenziale basta», era il suo motto, valido anche per l’aspetto economico. È la stessa madre Cristina Palma a dirlo, nel corso dei frequenti confronti con i carabinieri di Desio: «Economicamente provvediamo noi al suo sostentamento, anche se non ce ne chiede mai - ha spiegato -. Ha un conto corrente su cui ci saranno i soldi frutto dei precedenti lavori». Ma è attento a non sprecarli, come durante la trattativa con l’azienda di Padova per l’acquisto delle boccette di solfato di tallio: ricevuta la prima offerta, risponde di star meditando sul possibile acquisto. Poi appena riceve il preventivo, si accorge che l’Iva gli è stata calcolata due volte e avvisa subito l’impiegata dell’errore, facendolo correggere.