Milza asportata e paziente morta: medici assolti a Monza

La donna, 37 anni, morì giorni dopo l’intervento. Per il giudice solo il primo chirugo ha "colpa lieve"

Tutti assolti i medici del San Gerardo

Tutti assolti i medici del San Gerardo

Monza, 26 novembre 2020 - Tutti assolti i medici dell’ospedale San Gerardo di Monza accusati di avere deciso di asportare la milza a una paziente di 37 anni, poi deceduta. È la sentenza decisa dal giudice monocratico Stefano Cavallini nel processo per la morte, il 4 gennaio del 2016, dopo 42 giorni di terapia intensiva, di Mara Di Noto, ausiliaria socio assistenziale e molto attiva nel volontariato che viveva a Giussano con la madre e il fratello. Il pm Michele Trianni aveva chiesto 4 mesi di reclusione, il minimo della pena con le attenuanti generiche, per il chirurgo G.R., che ha eseguito l’intervento e l’assoluzione per il secondo chirurgo, che ha seguito l’operazione e per il chirurgo vascolare e il radiologo che si erano riuniti per un consulto su come intervenire sulla paziente, arrivata dall’ospedale di Carate con dolori addominali e una diagnosi di aneurisma dell’arteria che va dall’aorta addominale alla milza.

Secondo l’accusa , l’intervento di asportazione della milza è stato "eseguito correttamente ma controindicato" per la paziente tanto che, "a prescindere dalla riuscita o meno"" l’operazione l’avrebbe comunque portata al decesso per "l’incremento fatale dell’ipertensione" di cui soffriva. "La 37enne era una paziente ad altissimo rischio chirurgico e ad altissimo esito infausto - aveva sostenuto il pm - Gli imputati si sono consultati sui trattamenti che avrebbero potuto garantire alla paziente più probabilità di sopravvivenza, ritenute scarse o nulle per il rischio di scoppio dell’aneurisma ed è rimasta l’ipotesi dell’asportazione della milza, che il chirurgo generale ha accettato di eseguire. L’unica alternativa poi emersa era quella di un intervento attendista di embolizzazione dell’arteria della paziente, da tenere poi sotto osservazione, ben consapevoli che però avrebbe potuto morire da un momento all’altro per lo scoppio dell’aneurisma".

Secondo il pm gli altri medici andavano assolti perché si sono rifiutati di procedere con le rispettive tecniche e si sono fidati del collega chirurgo generale, che però non ha tenuto conto dell’ipertensione portale della paziente, "un errore che non avrebbe commesso uno specialista in questa patologia, peraltro così rara che non esistono precedenti di questo genere e comunque qualunque intervento non avrebbe avuto successo". Mentre per il secondo chirurgo il pm ha chiesto l’assoluzione perché non era stato coinvolto nella decisione ma "si è trovato ad assistere il collega nell’intervento".I difensori delle parti civili, gli avvocati Francesco Mongiu per la mamma di Mara e Maurizio Gandolfi per il fratello, avevano chiesto la condanna di entrambi i chirurghi e un risarcimento dei danni complessivo di oltre mezzo milione di euro. L’avvocato Massimo Chioda per G.R. e il collega Luigi Peronetti per C.F. ne avevano chiesto l’assoluzione. "Negli ultimi 20 anni sono stati eseguiti 700 interventi risolutivi uguali a quello in questione", ha sostenuto l’avvocato Chioda. Il giudice ha assolto il primo chirurgo per “colpa lieve“ (che non preclude una richiesta di risarcimento dei danni) e gli altri medici con formula piena.